«Buttano il denaro in lavori inutili e poi ci mettono in una tenda, come i terremotati. Nascondendo il pratone, per giunta»
primavera scorsa, tenti di risolvere almeno in parte il problema del continuo peregrinare degli studenti da una sede all’altra, aggravato dallo sfratto dall’ex Palazzo delle Poste del quartiere San Lorenzo (in cattive condizioni e quindi in attesa di una robusta ristrutturazione) e in vista del completamento degli «eterni lavori» per realizzare un piano rialzato nell’edificio storico che ospita la facoltà di Giurisprudenza, dove gli interventi di ampliamento sono stati deliberati e finanziati (almeno in parte) nel 2007, per poi iniziare un iter costellato di ritardi, intoppi e persino Twitter, dove l’hashtag più gettonato è «Addio pratone», seguito da «Più prati, meno Frati», invettiva che coinvolge direttamente il rettore della Sapienza, Luigi Frati, finito spesso nel mirino delle associazioni studentesche, soprattutto per la questione dei parenti al lavoro nello stesso ateneo. Tutto questo, nonostante l’iniziativa presa dalla facoltà guidata dal professor Giorgio Spangher, ordinario di Diritto processuale penale in carica dalla una sciagura: l’incidente sul lavoro che causò la morte di un operaio, il 22 dicembre del 2010.
E allora, come rimediare? Se nuovi spazi non ce ne sono, se #addiopratone della Sapienza... Con tanti ringraziamenti al "magnifico" rettore Luigi Frati... + PRATI - FRATI!!!