Furgone, risate, impegno Negrita: è il bello del rock
Pau, il cantante: «Il successo non ci ha cambiati»
La notte che finisce soltanto quando il cielo inizia a schiarire, il furgone per muoversi, sigaretta sempre accesa. L’immaginario rock diventa sostanza quotidiana nella vita in tour dei Negrita.
«All’inizio il sogno di essere on the road era mitologia pura — ricorda Pau, il cantante della band aretina —. Gli unici esempi rock nostrani erano Litfiba e CCCP. Eravamo affamati di biografie dei grandi rocker americani». La giornata in tour parte con calma. «Sveglia tardi, spesso con la signora delle pulizie dell’albergo che bussa perché è ora di lasciare la camera. Una colazione frugale e si parte per la data successiva». Tutti assieme, noi li incontriamo a Cagliari.
Alla guida del furgone Gino Vertaglio, il loro angelo custode. «Adoriamo il format Ducato. Stare a stretto contatto fisico aiuta a trovare unione e se c’è uno screzio ti costringe a riappacificarti subito».
A tutto volume
Gli esordi nei localini della Toscana, il debutto discografico nel 1994, la popolarità arriva con «Mama Maè», colonna sonora di Tre uomini e una gamba, quindi il grande successo di «Rotolando verso Sud» che li trasforma in una rock band aperta alle contaminazioni latine. La musica non può mancare. «I Black Keys sono il numero uno di quest’anno», puntualizza il chitarrista Cesare «Mac» Petricich. Riprende la lista Pau: «Kasabian, Jack White... E, per andare sui classici, Clash e Police che ci danno sempre la carica».
Il passatempo durante i trasferimenti? «Anni fa Zama (il batterista che se ne è andato nel 2003 ndr) ha inventato il poker con i numeri delle targhe delle auto che si incontravano — ride il cantante —. Oppure, sempre con le lettere delle targhe, scattano le gare a chi conosce più calciatori, nomi di bassisti con una determinata iniziale...». In queste settimane Pau è impegnato con la lettura della biografia di Steve Jobs. «Sono caduto mani e piedi nel mondo Apple e addirittura uso l’iPhone per leggere i libri».
Specchi e incensi
Dopo il pranzo con una tavolata che riunisce la band, il produttore Fabrizio Barbacci e lo staff, il furgone si rimette in moto. Verso le 17 c’è il sound check. Uno sguardo al camerino: specchi e incensi per creare atmosfera. «I nostri tour sono diventati più grandi, ma l’atteggiamento è lo stesso — racconta Pau —. Prima eravamo più rock, adesso facciamo la doccia, ma io resto sem- pre una specie di capo ultrà. Immancabile il cestino con un cartello minaccioso, «Le cose di Drigo». «Sono allergico ai latticini — spiega il chitarrista — e lì c’è un kit di sopravvivenza con gallette e altri cibi sicuri».
Il rock dei Negrita è anche impegno. Nulla di studiato. Una ragazza che lavora nell’hotel che li ospita fa la volontaria al Microcitemico di Cagliari, ospedale specializzato nella cura dei bambini con malattie al sangue, e li ha invitati a fare visita ai piccoli ricoverati. Il furgone riparte. Mascherina e camice sterile. C’è poca voglia di scherzare, alla fine. «Siamo tutti genitori con bambini piccoli», taglia corto Drigo.
Una trentina di date, appuntamenti finali il 7 settembre al Forum (dopo il sold out di febbraio) e il 14 a Modena, ma c’è tempo per fare i turisti? «A noi gli Uffizi di notte non ce li aprono», ride Pau.
Un abbraccio e via
Il momento del concerto si avvicina. Dal camerino arrivano strani suoni. «È un metodo americano per scaldare la voce», rassicurano Pau e Drigo. Un abbraccio e si corre in scena. Durante il concerto sguardi, risate, pose plastiche... «Quando inizi a sparare c... sul palco vuol dire che i meccanismi sono ben oliati».
La sabbia bianca della spiaggia del Poetto invita a fermarsi dietro le quinte dopo lo spettacolo. C’è anche Francesco Renga, anche lui nel cast del Mondo Ichnusa Festival. Si ride e si scherza, si spizzica qualcosa al buffet. Una volta scattava anche il sigaro: i cubani erano la passione di Pau che, da quando è papà, ha smesso. Sono le 3 di notte e qualcuno si mette alla ricerca di un locale aperto. «L’attività ricreativa post concerto è fondamentale — confessa Pau —. Chiringuiti, posti sulla spiaggia, spesso incontriamo quelli che erano allo show. Negli anni molti sono diventati amici e ci fanno da ciceroni».