L’arbitro non è più centrale
Gli Europei di Polonia e Ucraina hanno scandito la fine dell’arbitro padrone del campo: certe giacchette nere del passato diventate popolari anche grazie a un potere esagerato che, soprattutto a quei tempi, finiva per piacere, non avranno più successori. L’adozione dei due nuovi arbitri, controllori delle aree di rigore ed eventualmente scopritori dei gol fantasma, rivoluzionerà l’assetto complessivo dell’arbitraggio della serie A. Si smorzerà gradualmente il classico dominio dell’arbitro centrale, che di tutto era responsabile, e crescerà invece il peso tecnico e l’autorità degli specialisti delle aree, che dovranno decidere sui falli da rigore, sulle simulazioni e sulle trattenute sotto porta. All’arbitro centrale arriveranno comunicazioni via radio pressoché definitive e pertanto a lui non resterà che fischiare, puntare il dito sul dischetto e aggiungere, semmai, qualche cartellino. Espropriato dai sedici metri e di conseguenza, amministratore del solo centrocampo, con i falli tattici come unica esclusiva. Un arbitro più che dimezzato dunque, se si considera che da tempo il fuorigioco, altra regola decisiva, è affidato a due specialisti con la bandierina. Il primo esperimento italiano con questo assetto, la finale di Supercoppa Juventus-Napoli a Pechino, ha messo in evidenza anche i differenti pesi degli arbitri operanti sul terreno di gioco e attorno al campo: dietro la porta i super esperti Rizzoli e Tagliavento, ai lati Stefani e Faverani, da tempo i migliori nella valutazione del fuorigioco, al centro Mazzoleni, un arbitro internazionale alle prime armi. Una designazione che ha visto i più titolati fuori dal perimetro del terreno di gioco e, in particolare, dietro la porta. Ed è proprio dal perimetro che sono giunte le grandi decisioni con relative raccomandazioni: espulsioni di Pandev e rigore per fallo su Vucinic. Chissà cosa avrà pensato Mazzoleni in cuor suo all’arrivo dei messaggi via radio. La direzione di quella gara doveva risultare perfetta, visti i tanti assistenti, e invece non è stato così, proprio perché gli arbitri con le loro personali interpretazioni non sono stati resi uniformi ai pensieri tecnici di Mazzoleni che, in quanto inesperto, non è riuscito a questo scopo. Quando Platini, qualche anno fa, sposò questa innovazione, pensava di mettere dietro le porte degli arbitri in pensione, supponendo che quella posizione potesse evitare i gol fantasma. L’invasione tecnica delle aree di rigore è maturata dopo per la frequenza degli errori nei sedici metri dell’arbitro centrale. Un aiuto all’arbitro diventato oggi debordante e incontrollabile. Paradossalmente, è scomparso l’arbitro padrone del campo e può emergere una coppia di padroni delle due aree decisive.