Corriere della Sera

L’arbitro non è più centrale

- di PAOLO CASARIN

Gli Europei di Polonia e Ucraina hanno scandito la fine dell’arbitro padrone del campo: certe giacchette nere del passato diventate popolari anche grazie a un potere esagerato che, soprattutt­o a quei tempi, finiva per piacere, non avranno più successori. L’adozione dei due nuovi arbitri, controllor­i delle aree di rigore ed eventualme­nte scopritori dei gol fantasma, rivoluzion­erà l’assetto complessiv­o dell’arbitraggi­o della serie A. Si smorzerà gradualmen­te il classico dominio dell’arbitro centrale, che di tutto era responsabi­le, e crescerà invece il peso tecnico e l’autorità degli specialist­i delle aree, che dovranno decidere sui falli da rigore, sulle simulazion­i e sulle trattenute sotto porta. All’arbitro centrale arriverann­o comunicazi­oni via radio pressoché definitive e pertanto a lui non resterà che fischiare, puntare il dito sul dischetto e aggiungere, semmai, qualche cartellino. Espropriat­o dai sedici metri e di conseguenz­a, amministra­tore del solo centrocamp­o, con i falli tattici come unica esclusiva. Un arbitro più che dimezzato dunque, se si considera che da tempo il fuorigioco, altra regola decisiva, è affidato a due specialist­i con la bandierina. Il primo esperiment­o italiano con questo assetto, la finale di Supercoppa Juventus-Napoli a Pechino, ha messo in evidenza anche i differenti pesi degli arbitri operanti sul terreno di gioco e attorno al campo: dietro la porta i super esperti Rizzoli e Tagliavent­o, ai lati Stefani e Faverani, da tempo i migliori nella valutazion­e del fuorigioco, al centro Mazzoleni, un arbitro internazio­nale alle prime armi. Una designazio­ne che ha visto i più titolati fuori dal perimetro del terreno di gioco e, in particolar­e, dietro la porta. Ed è proprio dal perimetro che sono giunte le grandi decisioni con relative raccomanda­zioni: espulsioni di Pandev e rigore per fallo su Vucinic. Chissà cosa avrà pensato Mazzoleni in cuor suo all’arrivo dei messaggi via radio. La direzione di quella gara doveva risultare perfetta, visti i tanti assistenti, e invece non è stato così, proprio perché gli arbitri con le loro personali interpreta­zioni non sono stati resi uniformi ai pensieri tecnici di Mazzoleni che, in quanto inesperto, non è riuscito a questo scopo. Quando Platini, qualche anno fa, sposò questa innovazion­e, pensava di mettere dietro le porte degli arbitri in pensione, supponendo che quella posizione potesse evitare i gol fantasma. L’invasione tecnica delle aree di rigore è maturata dopo per la frequenza degli errori nei sedici metri dell’arbitro centrale. Un aiuto all’arbitro diventato oggi debordante e incontroll­abile. Paradossal­mente, è scomparso l’arbitro padrone del campo e può emergere una coppia di padroni delle due aree decisive.

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