Se il sindaco e la giunta si azzerano lo stipendio
Stretto tra la necessità di innalzare l’addizionale Imu al 4 per mille sulla prima casa e all’1,7 sulle seconde e le richieste degli alleati sull’abbattimento al 2 per mille dell’imposta sugli immobili, il sindaco di Viterbo Giulio Marini (del Pdl) ha deciso, con l’assenso dell’intera giunta, di rinunciare all’indennità e ai gettoni di presenza per lui e tutti i 10 assessori sino a fine legislatura. Il provvedimento avrà valore da gennaio ad aprile, quando finirà la legislatura, e il risparmio sarà di circa 100 mila euro. La «giunta a costo zero», dice il sindaco, è però una provocazione: «Puntiamo a dimostrare che non si può ridurre l’Imu tagliando i costi della politica né dimezzando il numero di assessori, come propone la destra. Il Comune per evitare il dissesto finanziario ha bisogno di incassare oltre 16 milioni di euro. Le indennità costano in tutto 300 mila». Secondo Marini, la decisione adottata ieri sarà anche un segnale per l’opinione pubblica, perché dimostrerà che «sui presunti privilegi della casta si fa troppa demagogia, mentre il problema delle amministrazioni locali sono i continui tagli subiti negli ultimi anni». Provocazione o no, tutti gli assessori hanno annunciato che continueranno a svolgere «gratis» i loro ruoli. «Quasi nessuno di noi — ha spiegato il vicesindaco e assessore alla Cultura Enrico Maria Contardo — viveva con lo stipendio del Comune: 4 assessori sono liberi professionisti, percepivano 1.800 euro al mese, ma non hanno mai abbandonato la loro attività. Altri 4 quattro, tra i quali il sottoscritto, sono pubblici dipendenti e percepivano solo il 50% dell’indennità, cioè 900 euro al mese». Ma due giovani, Daniele Sabatini e Chiara Frontini, assessori ai Servizi sociali e alle Politiche giovanili, svolgevano solo l’attività pubblica e rimarranno senza stipendio.