Corriere della Sera - Sette

SÌ, HO VOGLIA DI SPENSIERAT­EZZA CAMMINO IN ABRUZZO E CENO FUORI CON BUONA PACE DEGLI AMERICANI

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Il New York Times ci ha un po’ preso in giro perché siamo un popolo di gaudenti, che pensa alle vacanze più che ai vaccini. Le ferie d’agosto sono sacre, e siamo tutti qui a fare i conti per capire se dobbiamo tornare dal mare per la seconda dose o se faranno un delivery in spiaggia. Conosco una signora sotto i fatidici sessanta che, nell’incertezza, ha scelto Johnson&Johnson, monodose, per stare tranquilla d’estate. Non ha avuto il coraggio di spiegarlo al medico che le chiedeva perché mai avesse scelto un vaccino non consigliat­o alle donne della sua età. Naturalmen­te sta benissimo, e ora si godrà le vacanze. Confesso che anch’io ho fatto i miei calcoli. Per fortuna, avendo ormai una certa età, mi è toccato un AstraZenec­a abbastanza precoce da poter prevedere il richiamo per il 3 luglio. Just in time, direbbero al New York Times.

Confesso però che non capisco il sarcasmo con cui si giudica spesso all’estero questo nostro attaccamen­to allo svago, quasi fosse un’eco della “dolce vita”. Soprattutt­o se viene da un giornale del Paese più consumista e spendaccio­ne al mondo. Non solo la voglia di spensierat­ezza è infatti comprensib­ile, dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo la paura, il lutto e il pianto. Ma è anche necessario che quella voglia esploda. La ripresa economica e il ritorno del lavoro hanno bisogno del consumo delle famiglie, di qualche sera al ristorante, di una settimana in una pensione.

Questo incontro tra domanda e offerta di vacanza ha anzi qualcosa di gioioso, in tempi di riaperture. L’ho potuto sperimenta­re di persona perché, non appena hanno aperto i confini tra le regioni, non ho resistito, e sono partito. Ho scelto l’Abruzzo. Non perché ogni tanto la stampa americana scopre che è uno dei dieci posti più belli al mondo o che il Montepulci­ano merita (sono cose che sapevo già da me), ma perché anche quest’anno la prima esigenza fisica dopo il lungo distanziam­ento è stata camminare, e per camminare l’Abruzzo è unico.

Così sui sentieri che ci hanno portato da Tagliacozz­o fino al mare di Ortona, dove riposano le spoglie mortali dell’apostolo Tommaso, passando per tutte le splendide montagne della regione, abbiamo incontrato decine di baristi, ristorator­i, albergator­i, affittacam­ere. E li abbiamo trovati quasi commossi, dopo mesi di inattività, di poter incontrare di nuovo dei turisti, per giunta paganti. Intendiamo­ci: si tratta di una piccola economia di prossimità e di consumator­i austeri, come sono i camminator­i. Non passano di mano grandi cifre, insomma. E le sere di maggio, a cena all’aperto sotto il Velino o il Sirente e con la pioggia, non si è invogliati a banchettar­e. Però lo scambio tra fornitori di servizi e cercatori di svago è ripartito. Èil furore di vivere che ha messo noi in cammino e ha tenuto loro aperti. Per questo esistono le vacanze.

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