TORNA COPPERFIELD MA È DIVENTATO INDIANO
La sfida è di quelle improbe. Lassù ci sono due giganti come Charles Dickens, autore del classico non solo per ragazzi David Copperfield, e George Cukor, maestro hollywoodiano a cui si deve, più di 80 anni fa, l’unico altro Copperfield cinematografico. L’italo-scozzese Armando Iannucci, figlio di immigrato napoletano e signora di Glasgow, poteva adagiarsi sul capolavoro e proporne una versione corretta, vicina ai tanti film tv già visti. Invece no, osa. Trasformando il piccolo David, pur immerso nella Londra vittoriana dell’800, in un orfano indiano che mai potrebbe essere figlio della bionda anglosassone che lo partorisce a inizio film. Come mai il suo amico aristocratico Steerforth potrebbe essere nato dalla donna nera altezzosa e classista (tanto quanto un’inglese di sangue blu) che vediamo essergli madre. Nera lei e nera Agnes, di cui alla fine David si scoprirà innamorato. Che però è figlia (inverosimile) di un ricco avvocato dai tratti somatici orientali, interpretato da Benedict Wong, di origini hongkonghesi. Ma il Copperfield è o no storia universale, ci dice il regista? E i ricconi oggi sono cinesi, il lavoro minorile è una piaga di India e Bangladesh. L’idea entra senza sforzo in un racconto scoppiettante, divertente, mai zuccheroso. Con attori regali: dal David adulto di Dev Patel (sì, il bimbo di The Millionaire ha 30 anni!), alla zia scentrata di Tilda Swinton e al bizzarro Mr. Dick di Hugh Doctor House Laurie.
LA VITA STRAORDINARIA DI DAVID COPPERFIELD
LA FRASE
Regia di Armando Iannucci
con Dev Patel, Hugh Laurie, Tilda Swinton, Peter
Capaldi, Fisayo Akinade