Corriere della Sera - Sette

STORIA DI UNA POP STAR CHE SI AUTODISTRU­GGE (MA È PIÙ FORTE DI PRIMA)

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l’immagine pubblica di qualunque artista non è quasi mai aderente al vissuto privato, nel caso di Tiziano Ferro questi opposti sembrano non essere mai stati così lontani.

Tiziano Ferro esplode letteralme­nte a 21 anni: il primo singolo, Xdono, è subito un successo non solo italiano ma europeo. Un consenso popolare indiscutib­ile e immediato che anticipa il primo album in studio, Rosso relativo. Chi non se lo aspetta dice che è uno dei tanti bluff delle etichette discografi­che per «catturare le ragazzine». E vent’anni dopo si capisce quanto quella previsione fosse totalmente sballata. che non accettava chi ero, e io non accettavo me stesso .In Italia non lo aveva mai fatto nessuno». E adesso, a 40, all’incirca nel mezzo del cammin della sua vita, ha deciso di scolpire tutta la sua storia nel film-documentar­io Ferro, una produzione originale Amazon disponibil­e su Prime Video dal 6 novembre (lo stesso giorno esce anche Accetto miracoli: l’esperienza degli altri, il primo album di cover di Tiziano). Ne emerge un ritratto — molto consapevol­e — in cui smantella pezzo per pezzo l’immagine esteriore, patinata, sempre un po’ photoshopp­ata, ad uso di copertina che i personaggi pubblici in Tiziano Ferro ci fosse una nota stonata, una asprezza di fondo, il Tiziano di Ferro si mostra in tutta la sua fragilità, in curiosa antitesi con quel cognome che rimanda al metallo più duro, forte, inscalfibi­le. Il riassunto in 5 parole dei motivi per cui non era felice è come un taglio di Fontana, un colpo netto che lascia stupiti nella sua semplicità. «Alcolista, bulimico, gay, depresso, famoso. Pure questo, famoso, mi sembrava un difetto, forse il peggiore».

Ferro è il dipinto di un uomo semplice (la casa normale, la cucina niente di che, l’album del matrimonio come tutti, le uova

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