Corriere della Sera - Sette

DESCHAMPS SALUTA LO CHAMPAGNE PER LA PENSIONE SCEGLIE L’ITALIA

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Per Hervé Deschamps è il momento di cambiare vita. Dopo 36 anni trascorsi a “costruire” gli Champagne floreali di PerrierJou­ët, lo chef de cave lascia il trono a Séverine Frerson. Per l’azienda di Epernay è uno scossone; questo signore pacato e serio, blazer blu e neanche un capello fuori posto, è stato il settimo maestro enologo in 208 anni di storia della maison. Per lui, invece, è quasi una liberazion­e. «Le vendemmie, gli assemblagg­i e gli affinament­i sono stati nella mia mente ogni giorno per tutti questi anni», racconta, «sono arrivato alla Perrier-Jouët subito dopo il servizio militare. È stato il mio primo posto di lavoro. Ho imparato, degustazio­ne dopo degustazio­ne, a riconoscer­e lo stile della maison, che si basa sull’eleganza e sulla delicatezz­a dello Chardonnay. Ora sono contento che arrivi una donna al mio posto, la prima in due secoli in questo ruolo».

Hervé è un maestro dello Champagne, ed è difficile credere che sia pronto per una vita da pensionato. Anche per lui forse può essere usata la frase del cantautore Leonard Cohen con la quale la neo presidente della Bce Christine Lagarde ha salutato l’ultimo giorno del predecesso­re Mario Draghi: «C’è una crepa in tutto, ma è da lì che entra la luce». Se sarà una luce vinosa lo si scoprirà presto. Intanto Hervé immagina un futuro da viaggiator­e: «Amo l’Umbria e la Puglia, voglio scoprire tutta l’Italia. Sono disposto a non dormire per visitare una città. E poi sono un appassiona­to di cibo giapponese e cercherò nuove emozioni a tavola».

Appena conclusa la sua ultima vendemmia, Hervé è volato alla Milano Wine Week per presentare una delle sue ultime creature: il Belle Epoque Rosé 2010 (lo chef Andrea Aprea del Vun l’ha abbinato a baccalà e pizzaiola disidratat­a), unione tra Chardonnay, Pinot noir e Pinot Meunier. «Ricorda i fiori del Mediterran­eo», spiega lo chef de cave, «profuma di lavanda e ciliegie, è citrico e mette sullo stesso piano l’eleganza e la delicatezz­a, non eccede in rotondità, c’è equilibrio tra Pinot noir e Chardonnay». Forse è rosata la luce che entra nella crepa.

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