Corriere della Sera - Sette

I ribelli senza armi

I primi separatist­i consegnano i mitra E si comincia a sperare in una vera pace

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L’ufficio del presidente filippino Benigno Aquino ha “postato” la foto dell’“evento” su Twitter. Il capo dei ribelli che ha firmato l’accordo, Murad Ebrahim, ha annunciato che l’atto — simbolico — non era da considerar­e «un segno di debolezza o di resa ma un passaggio verso la trasformaz­ione». E uno dei vecchi capi della guerriglia ha voluto aggiungere: «Vogliamo cambiare la nostra esistenza in meglio, in modo da poter mandare i nostri figli a scuola, avere case più decenti, guadagnarc­i da vivere». Così, la propaganda di tutte le parti in causa ha dato grande enfasi alla consegna — pubblica e simbolica — di 75 armi da fuoco da parte di 145 ribelli del più importante gruppo islamico delle Filippine, il Moro Islamic Liberation Front. Un passaggio previsto dal principio di pace sanzionato con un accordo iniziato tre anni fa, dopo una guerra durata 46, che ha provocato oltre 60 mila vittime. «Se guardo in volto ognuno di questi 145 fratelli», ha detto Murad Ebrahim, «vedo 145 storie di lotta, fatica, sofferenza, morte. Ma vedo anche 145 storie di speranza e fede che la pace sia davvero vicina e che tutti i sacrifici fatti non siano stati vani». A ciascuno di loro, ora, il governo darà 25 mila pesos filippini (pari a oltre 400 euro) per studiare, formarsi e ricomincia­re una vita. La speranza è che a questo primo atto ne seguano altri da parte degli 11 mila ribelli ancora in strada a Mindanao, la regione in cui Aquino, secondo il processo di pace, dovrebbe dare una forma di autonomia per la minoranza musulmana (nelle Filippine, la maggioranz­a della popolazion­e è cattolica). «Migliaia di vittime, un numero imprecisat­o di comunità sono state distrutte: quanta gente deve morire ancora perché si vada avanti con la pace?», ha dichiarato il presidente (tenendo conto che a Jolo è ancora superattiv­o il gruppo terrorista Abu Sayyaf, affidato ad Al Qaeda). Belle parole, che stavano rischiando di rimanere tali solo 5 mesi fa, quando 60 erano state le vittime di un conflitto a fuoco fra le forze speciali di polizia e i ribelli del Milf. Un’operazione che ha rischiato di mandare tutto a monte, per cui Aquino è stato molto criticato. Ma ora tutto sembra essersi messo sul binario della pace.

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