Riapre Porta Portese tra dispenser e mascherine Ma poca gente tra i banchi
Prima domenica di riapertura senza folla. I commercianti: «La gente non è stata informata» Il titolare del bar «Il Maritozzaro»: «Difficile pure prendere un caffè, i clienti si scoraggiano»
Ore nove, il mercato di Porta Portese ha riaperto all’alba di ieri ma in pochi sembrano essersene accorti.
All’inizio di via Ettore Rolli, dal «Maritozzaro» che di solito inaugura la giornata di molti tra quelli che fanno scorta di calorie per il giro tra i banchi, specie in una mattina quasi estiva, la clientela è sporadica. «Troppe difficoltà pure per prendere un caffè in pace, la gente si scoraggia», dice il titolare. Il via vai al varco di transenne creato duecento metri più avanti, all’incrocio con via Panfilo Castaldi, sembra più numeroso per gli attimi che si perdono al controllo della temperatura. I titolari delle circa mille postazioni autorizzate si sono autotassati di 10 euro per un servizio privato di controllo ai varchi. Gli addetti in pettorina gialla si sommano agli agenti della municipale che girano tra gli stand per far rispettare le distanze minime. «Di solito a quest’ora arrivava già la prima ondata di clienti, oggi siamo con le mani in tasca», dice il signor Franco, commerciante storico di indumenti intimi, costumi, biancheria. A lui si accodano subito altri vicini di stand e la frase che ripetono tutti è chiara: «Tv, giornali, politici e la sindaca hanno parlato tanto delle chiusure e oggi che riapriamo nessuno l’ha detto».
Prima ancora che attrarre i possibili clienti, la preoccupazione dei commercianti sembra quella di rassicurarli. Dispenser e cartelli sulla sanificazione della merce in vendita sono ovunque, gli inviti al rispetto delle norme di sicurezza sono in numero quasi pari ai cartelli dei prezzi, le visiere «anti contagio» sono esposte in commercio. Certo è impensabile proporre una distesa di abiti a poco prezzo senza che nessuno ci infili la mano dentro per trovare l’occasione giusta. «Ho chiuso l’8 marzo, oggi riapro e sono costretto a svendere tutto», dice Michele, che vende completi per uomo made in Italy a 70 euro. «Prima del lockdown erano a 150 o 160 euro. Ho uno stand anche a piazza Vittorio ma dalla settimana scorsa non ho intascato un euro».
Lungo via di Porta Portese gli effetti della chiusura prolungata sono ancora più evidenti, complici gli spazi più ampi che sottolineano il vuoto. Davanti all’avviso della municipale affisso sul nastro giallo per vietare il parcheggio e lasciare spazio al mercato, ci sono quatto piazzole non occupate, 20 metri consecutivi tra un banco e il successivo. Tra le poche persone con delle buste in mano, le signore Nora e Gianna se ne stanno andando soddisfatte: «Veniamo sempre e qualcosa da comprare si trova ogni volta. Oggi ciliege, una pianta e un paio di scarpe». Poco più avanti due studentesse polacche hanno un approccio più timido: «È la prima volta che veniamo — dicono —. Volevamo
dare un’occhiata, per ora facciamo solo un giro».
Tornando in via Ippolito Nievo, verso l’area dei rigattieri e antiquari, ultimo baluardo del mercato storico che fu, curiosi e clienti aumentano quando ormai è mattinata inoltrata: «Quello che manca davvero sono i turisti. Questo mercato è su tutte le guide, è un’attrazione assieme ai monumenti. È così dai tempi di mio padre: alla fine chi viene da fuori qualcosa per ricordo lo porta sempre a casa», dice Mario, che ha appena proposto invano alcune monete antiche a un’anziana coppia di romani. Alle sue spalle le titolari del banco di mobili e cornici non si scoraggiano: «Abbiamo lottato per riaprire questo posto, la gente ancora non c’è ma l’importante era ripartire».
È mezzogiorno, il mercato si è quasi riempito e anche il vociare dei venditori rimanda a volume crescente una fiducia ritrovata. Due agenti invitano una signora a utilizzare i guanti per toccare la merce (teli ricamati), lei sorride e si scusa, il commerciante ringrazia, nessuno protesta. Bisognerà a abituarsi, poi la normalità tornerà anche qui.
Sicurezza I dispenser per la sanificazione della merce in vendita sono ovunque
Sconti «Ho chiuso l’8 marzo, ora ho riaperto e sono costretto a svendere tutto»