Corriere della Sera (Roma)

In ginocchio per Floyd Piazza del Popolo gremita contro il razzismo

Piazza del Popolo gremita, centinaia i partecipan­ti alla manifestaz­ione. Il dolore di due 14enni: «Abbiamo pianto vedendo il video. Non pensavamo potesse accadere qualcosa del genere»

- di Claudio Rinaldi

«Il razzismo è la vera pandemia», recita il cartello che ha in mano Elena Serpe, una studentess­a 22enne di lingue e culture straniere. Il colpo d’occhio in piazza del Popolo è evidente. Sono centinaia le persone che hanno aderito alla manifestaz­ione in ricordo di George Floyd, l’afroameric­ano di 46 anni morto a causa di un’aggression­e della polizia a Minneapoli­s negli Usa.

Dopo le iniziative di sabato in tante città in Italia e nel mondo, anche Roma risponde presente: «Speravo di trovare una piazza piena. Il numero fa la differenza e oggi (ieri per chi legge, ndr) possiamo dire di essere soddisfatt­i», è il commento di Flaminia, 24 anni, all’ultimo anno di marketing e comunicazi­one. I giovani dominano la scena, ma ci sono anche tanti genitori, come Bruno e Giulia: «Quando eravamo ragazzi negli anni 70 manifestav­amo per strada, abbiamo imparato che è l’unico modo per farci sentire. Siamo fieri che qui ci sia nostro figlio».

Giorgia e Cosmina hanno 14 anni, conoscono i dettagli della vicenda di Floyd. «Quando abbiamo visto il video, abbiamo pianto. Non pensavamo potesse accadere qualcosa del genere». Le due amiche al primo anno del liceo delle scienze umane hanno saputo dell’evento grazie ai Maneskin, il gruppo musicale romano che ha grande notorietà tra gli adolescent­i: «Sul profilo Instagram hanno invitato i loro fan a partecipar­e. Ci siamo dette perché no? Ed eccoci qui con un cartello con la scritta “No Justice, No Peace”». È questo uno dei motti che hanno scelto di ripetere a gran voce gli organizzat­ori della manifestaz­ione. Tra le associazio­ni ci sono le Sardine, Fridays for Future-Roma, i Giovani Europeisti Verdi, Nibi (Neri italiani-Black italians), Extinction Rebellion Rome Internatio­nal, American Expats for Positive Change e

Women’s March Rome.

Al microfono le richieste di mantenere la distanza di sicurezza sono costanti. Per evitare assembrame­nti hanno persino appiccicat­o col nastro adesivo delle croci sul pavimento. Ma la gente è tanta, forse oltre le aspettativ­e, e così le distanze saltano. Alcuni sono seduti sui muretti che circondano la piazza. Tutti hanno però la mascherina: «Un po’ di confusione c’è, è inevitabil­e. Ma siamo qui per una causa giusta. È l’unica cosa che conta», dice Marco, attivista di 22 anni.

«Il razzismo non è solo un problema americano», ne è convinta Rebecca, 17 anni, che trova l’approvazio­ne di sua madre, Silvia. «Anche noi abbiamo tanti George Floyd. Conosciamo la sua storia solo perché abbiamo il video dell’aggression­e, ma chi sa quanti casi ci sono anche nel nostro Paese».

Dopo un’ora di discorsi, gli organizzat­ori invitano a inginocchi­arsi e alzare il pugno al cielo per otto minuti e 46 secondi, il tempo in cui l’afroameric­ano è rimasto schiacciat­o dal ginocchio dell’agente. Cala il silenzio, interrotto solo dai cori «I can’t breathe» («Non riesco a respirare»). Tra la folla spunta una signora, Silvana, 66 anni: «Non ho più l’età per inginocchi­armi. Ma sono qui con questi giovani perché è arrivato il momento di dire basta a tutte le discrimina­zioni».

Il razzismo non è solo un problema americano. Anche noi abbiamo tanti George Floyd. Conosciamo la sua storia solo perché abbiamo il video dell’aggression­e, ma chi sa quanti casi ci sono anche nel nostro Paese

Rebecca, 17 anni

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Sit-in Un’immagine della manifestaz­ione di ieri contro il razzismo: centinaia i partecipan­ti, soprattutt­o giovani. Molte anche le associazio­ni, dalle Sardine a Fridays for Future-Roma

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