Corriere della Sera (Roma)

Paolo Fresu: vi porto nell’anima del mio jazz

Paolo Fresu domani sarà il protagonis­ta del salotto virtuale di Officina Pasolini

- di Raffaele Roselli

La rubrica Sui social Fresu cura in sardo, con sottotitol­i italiani -una selezione di dischi e libri

Èil jazzista italiano che ha conquistat­o la più larga fama internazio­nale. Ma da una trentina d’anni a questa parte torna nel suo paese natale, Berchidda, poco più di 2.500 anime, in provincia di Sassari, per organizzar­e «Time in Jazz». Una rassegna non solo di musica «che porta qualcosa come tre milioni di euro netti di indotto», sottolinea Paolo Fresu.

Non si arriverà a questa cifra, ma nell’estate del distanziam­ento sociale il Festival si farà. Quasi rispettato il programma originale: «Abbiamo dovuto rimandare al prossimo anno i 100Cellos di Menozzi e Sollima, perché – racconta Fresu - sono 100 violoncell­i e le regole di distanza non valgono solo per gli spettatori, ma anche per chi si esibisce sul palcosceni­co. Poi dovuto dormire ognuno in casa di un berchiddes­e e in questo momento le cose sono un po’ complicate. Però ci hanno suggerito il titolo del Festival, che è Anima. Dentro gli strumenti ad arco, si chiama anima un pezzo di legno che serve per mantenere in piedi la struttura della cassa ed anche per trasportar­e il suono. Da noi a Berchidda, quando prendi in casa una persona che non appartiene alla tua famiglia, si dice che lo stai prendendo “a figiu e anima”. I violoncell­isti, dunque, avrebbero dovuto essere ognuno figlio d’anima… di un berchiddes­e. Un tema per altro estremamen­te contempora­neo, visto il momento che stiamo vivendo». E in linea con l’idea di musica che aveva Ezio Bosso, «che a Berchidda ha lasciato un ricordo, un segno indelebile e al quale dedichiamo questa edizione».

Mantenere in piedi le cose. Di questo ed altro Paolo Fresu tornerà a parlare in una delle prossime dirette Instagram di Officina Pasolini (hub culturale della Regione Lazio), domani, ore 18, incalzato dal critico musicale Gino Castaldo. Un salotto virtuale che offre «l’opportunit­à al pubblico di approfondi­re il rapporto con un artista». Nel lockdown, Fresu ha usato quasi più la penna che la tromba, soprattutt­o in difesa dei lavoratori dello spettacolo: «Non avevamo nessuno strumento per uscire da casa, se non quello della rete. Ho cercato di usarla bene per dire le cose che mi stavano a cuore e anche inventarmi qualcosa di creativo. Ho comprato una scheda audio, ho postato ogni domenica dei video che faccio con le mie mani, prendendo scampoli di roba vecchia sulla quaavrebbe­ro le suono da solo, o magari con Bebo Ferra da Monza, o Daniele Di Bonaventur­a da Fermo, o la Vanoni a Milano, o Rita Marcotulli o Luca Barbarossa da Roma». Sui social anche una rubrica, «Dae Domo a Casa, selezione dei dischi e dei libri che amo e che consiglio rigorosame­nte in sardo, con i sottotitol­i in italiano, laborioso, faticosiss­imo ma molto divertente». Tra i post ricevuti, anche i saluti di Peter Gabriel. «Però nei commenti, ogni tanto arriva quello che dice: in fondo voi cosa volete, siete artisti, tanto campate d’aria, mica il vostro è un mestiere. Oppure quelli che scrivono: ma perché non stai zitto e suoni la tromba». L’Italia che ignora l’importanza della cultura: «Non parlo per me, perché ho le spalle larghe. Ma nella comunità dei profession­isti dello spettacolo, non solo gli artisti, anche tutti i lavoratori, siamo quasi mezzo milione di persone e molti stanno vivendo di stenti. Ho paura che quasi la metà dovranno cercarsi un altro lavoro, non ce la faranno. E questa sarà una sconfitta pazzesca per il Paese. Perché anzitutto saranno sulle spalle dello Stato. E perché mancherà un esercito di persone che mantiene un’industria, quella culturale, che rappresent­a una fetta significat­iva del nostro Pil nazionale».

Lockdown Ho cercato di usare bene la rete per dire le cose che mi stavano a cuore e anche inventarmi qualcosa di creativo

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Paolo Fresu (59 anni) è nato a Berchidda (in provincia di Sassari). Nella sua città organizza il festival «Time in jazz»
Trombettis­ta Paolo Fresu (59 anni) è nato a Berchidda (in provincia di Sassari). Nella sua città organizza il festival «Time in jazz»

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