Sapienza, la help line di supporto alle famiglie
Attività, giochi e non solo: i consigli degli psicologi per affrontare il lockdown
Il servizio è gestito dalla Scuola in Psicologia clinica diretta da Giampaolo Nicolais
«Se il bambino non ha ancora compiuto un anno, ballate con lui tenendolo in braccio, ma attenti a sostenergli la testa. Se invece è nella fascia 24-36 mesi, serve un’attività ludico-motoria di tipo simbolico in cui il piccolo può impegnarsi a “strisciare come un serpente” o “saltare come una rana”». E poi c’è la «pulsione epistemofilica», quella sete di conoscenza di chi sta(va) frequentando le elementari e va assecondato con giochi da piccolo chimico, costruzione di storie e documentari scientifici.
Dopo le help line di aiuto psicologico al personale sanitario, impegnato nell’estenuante battaglia contro il virus, una squadra di psicologi della Sapienza scende in campo per sostenere famiglie e genitori chiamati a svolgere un ruolo sempre più impegnativo all’interno di una convivenza forzata h24 con bambini e adolescenti che hanno interrotto improvvisamente le loro attività quotidiane.
Il servizio di consulenza gratuita per Roma e Lazio, ma raggiungibile anche da altre parti d’Italia (attivo da oggi 7 giorni su 7 a questi contatti: 0649917950 o serviziofamiglie.dip42@uniroma.it ) è gestito dalla Scuola di specializzazione in Psicologia clinica diretta dal professor Giampaolo Nicolais per fornire consigli, ascolto e indicazioni psico educative divise per fasce d’età: 0-2 anni; 3-6 anni; 7-11 anni; adolescenza; giovani adulti. «Il nostro lavoro, affidato a 33 specializzandi con centinaia di ore di formazione alle spalle e la supervisione dei nostri docenti - spiega Nicolais - si svilupperà su tre aspetti: tipicità dello sviluppo e principali problemi evolutivi a seconda dell’età indagando anche le difficoltà proprie di questo periodo di lockdown». Se infatti i più piccoli richiedono accudimento, gli adolescenti hanno esigenze opposte e cercano una sana distanza dalle figure adulte. «Ci rivolgiamo anche alle donne in gravidanza - precisa Nicolais - che in questo momento possono avere delle paure specifiche che si sommano a quelle fisiologiche. Quindi un forte stato d’ansia davanti alla necessità di transitare in una struttura ospedaliera accanto a domande di tipo etico-filosofico sul significato di mettere al mondo una vita con un futuro che appare incerto e nebuloso. Inoltre oggi, con la quarantena domiciliare, le puerpere spesso non possono contare sulla vicinanza della propria madre e noi proviamo a rappresentare per loro uno spazio di ascolto su cui contare».
Sui casi di grande vulnerabilità con rischio di violenza domestica e abuso, infine, dopo il confronto tra l’ operatore e il supervisore, la persona che chiede assistenza sarà indirizzata alle strutture presenti sul territorio (anche se in via telematica) per una presa in carico mirata al problema specifico.