WeGil, omaggio a Elliott Erwitt in settanta scatti
Da Marilyn ai ritratti di bambini: WeGil ospita un’antologica con 70 scatti del maestro statunitense
Classe 1928, 92 anni il prossimo 26 luglio, nato a Parigi da genitori immigrati russi, infanzia milanese, cittadino americano da lunghi anni, vive a New York. Professione? Leggenda della fotografia, autore amatissimo di immagini divenute, in molti casi, vere e proprie icone del nostro tempo. Il suo nome all’anagrafe è Elio Romano Erwitz. Per tutti però è Elliott Erwitt, Signore del bianco&nero cui lo spazio WeGil dedica da ieri una mostra di taglio antologico, con settanta scatti che ne testimoniano l’intero percorso.
Le foto esposte sono stampe recenti, «scelte, selezionate e approvate da Erwitt in persona», spiega la curatrice della mostra Biba Giacchetti, «e da lui stesso affidate a uno stampatore milanese di fiducia».
Per quanto concerne i contenuti della mostra, già dal titolo — Icons — si capisce che l’obiettivo è quello di proporre una sorta di crestomazia, il meglio di... Ed ecco allora sfilare i celebri ritratti, Che Guevara, Marlene Dietrich o la celeberrima serie dedicata a Marilyn Monroe; ecco la tipica vena ironica di Erwitt, esaltata nelle altrettanto famose fotografie di cani (e scarpe inquadrate dal punto di vista dei quadrupedi); ed ecco — icon tra le icons — il California Kiss, romanticissimo bacio ripreso dal retrovisore di un’automobile, immortalato al tramonto sulle rive di Santa Monica in California nel 1955. Uno scatto che gareggia, quanto a popolarità, con il bacio di Robert Doisneau.
Intimità e tenerezza, oltre a un certo romanticismo, sono altri due registri tipici delle immagini di Erwitt: e nella mostra romana non potevano certo mancare i bambini, altro «marchio di fabbrica» del
Sopra «Usa. New York City», 1950, © Elliott Erwitt. A sinistra, una delle tante foto di Erwitt che ritraggono Marilyn Monroe (Usa. New York. 1956) © Elliott Erwitt. Foto piccola: Erwitt nel 2012
fotografo statunitense, o immagini familiari come quella della primogenita neonata, ritratta da papà Elliott sul letto, avvolta dallo sguardo affettuoso della madre.
L’occhio di Erwitt però — nel 1953, congedato dall’esercito, invitato da Robert Capa a unirsi a Magnum Photos in qualità di membro, fino a diventarne presidente nel 1968 per tre mandati — è stato anche un occhio testimone: dall’incontro tra Nixon e Kruscev all’immagine di Jackie Kennedy durante il funerale del marito, dal match di pugilato tra Muhammad Alì e Joe Frazier al fidanzamento di Grace Kelly con Ranieri di Monaco, il suo obiettivo ha catturato anche alcuni istanti clou della storia del secolo scorso.
A colori, pochissime eccezioni. In mostra solo un paio di scatti, tra cui l’autoritratto in veste di «André S. Solidor», surreale alter ego creato da Erwitt (le iniziali formano la parola «ass») con cui il fotografo prende di mira eccessi dell’arte contemporanea.