All’Auditorium il Banco live: il rock e le nostre visioni
Per una band come il Banco del Mutuo Soccorso — icona del rock progressive italiano e fucina inesauribile di sperimentazione musicale e libero pensiero — dare alle stampe un nuovo disco di inediti non è mai una banale operazione discografica.
Per questo la recente uscita di Transiberiana (a 25 anni dal precedente in studio, 13) non rappresenta solo un piacere riservato ai fan della formazione fondata da Vittorio
Nocenzi nel 1968 ai Castelli Romani (col fratello Gianni, in una stalla riconvertita in sala prove tra amplificatori e distorsori che poi fecero storia). Ma è un autentico saggio sulla società contemporanea, sviluppato in undici canzoni che vogliono parlare a tutti. Rockettari e non, intellettuali e ascoltatori distratti. Undici visioni fatte di musica e parole che venerdì arrivano per la prima volta dal vivo all’Auditorium, in un concerto che presenta il nuovo assetto del gruppo dopo la scomparsa del cantante Francesco Di Giacomo (2014) e del chitarrista Rodolfo Maltese (2015).
Sul palco insieme alle tastiere di Nocenzi oggi ci sono Filippo Marcheggiani (chitarra solista), Nicola Di Già (chitarra ritmica), Fabio Moresco (batteria), Marco Capozi (basso) e la voce di Tony D’Alessio. «Al di là del talento di ciascuno, la cosa più straordinaria è vedere come tutti siano entrati perfettamente nello spirito profondo della band originaria — commenta Nocenzi — Tanto che la scaletta non racconta solo Transiberiana, ma comprende anche le prime canzoni, come Metamorfosi o i brani di Darwin! del 1972. Suoniamo tutto il Banco! E quando presento la band nomino anche Francesco e Rodolfo, perché ogni sera è come se fossero lì con noi. Personalmente, poi, mi piace sentirmi libero di svelare al pubblico retroscena, ricordi curiosi e riflessioni. Ma senza un timone predefinito».
Ad esempio? «Il suono della balalaica, che in Transiberiana
può sembrare una scelta di coerenza geografica con il viaggio nelle regioni russe. Invece in me evoca la civiltà rurale dove sono cresciuto, tra echi di mandolini e sere di maggio ad ascoltare gli anziani raccontare vecchie storie sotto le stelle. Il nuovo album nasce proprio dall’esigenza di un rinnovato umanesimo che ripristini i valori mortificati da una contemporaneità che confonde la mole d’informazione con la conoscenza, dove pesano i livelli di fruizione e non di comprensione e apprezzamento di un prodotto, dove la tecnica toglie spazio alla poesia, e a individui pensanti si preferiscono consumatori diligenti».
Ancora una volta la musica del Banco prende posizione. «C’è bisogno di rimettere in moto la speranza, il futuro, la qualità delle cose — conclude Nocenzi — Noi ci siamo, abbiamo riacceso i motori».
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Vittorio Nocenzi Il nuovo album nasce dall’esigenza di un rinnovato umanesimo