Plance ancora sui marciapiedi 11 giorni dopo
La rimozione doveva iniziare lunedì scorso
Vuote e arrugginite Le lastre sono ancora dovunque: Circo Massimo, Prati, Salario, Flaminio, Appio
Almeno ufficialmente, secondo quanto previsto dal contratto con il Campidoglio, le operazioni per la rimozione delle plance elettorali sono già iniziate: la data di partenza ra stata fissata per lunedì 12 marzo. E - sempre ufficialmente - dovrebbero terminare dopo due settimane, lunedì 26 marzo. Una decina di giorni di lavoro per far sparire dalle strade della città la devastazione costituita dalle circa 666 lastre di alluminio, equamente distribuite fra i municipi, montate su ponteggi una volta colorati di giallo, adesso decisamente arrugginiti.
A esattamente undici giorni dalle elezioni politiche e regionali basta fare un giro per le strade della Capitale per vedere come l’invasione delle «vele» per l’affissione dei manifesti non sia stata ancora minimamente toccata: in Prati riempiono gli spazi all’interno dei giardini di via Filippo Corridoni o via Montesanto; si notano lungo i marciapiedi di corso Francia e su quelli di viale Regina Margherita, per non parlare degli spazi di fronte all’università La Sapienza o lungo viale del Policlinico; occupano zone vincolate o spartitraffico, i giardini davanti a ville storiche e restano ben visibili sul perimetro del Circo Massimo. Sull’Appia Nuova all’altezza dell’Alberone le plance restano ancorate al marciapiede. Situazione ancora più drammatica nelle zone periferiche: al Quadraro e al quartiere Don Bosco sono abbandonate e arrugginite sulle aree verdi dove si portano a spasso i cani. Rendono quasi invisibile la fermata della metropolitana a Cipro e si diramano a decine su via Gregorio VII.
«Sono in condizione pietose, sono tutte arrugginite e non per il maltempo di questi ultimi giorni, ma fin dall’inizio della campagna elettorale - sostiene Federica Alatri di Amuse, l’Associazione dei residenti del II Municipio - Non si capisce neppure dove vengano conservate tra un’elezione e l’altra per arrivare ogni volta a essere allestite in uno stato sempre più precario. Per di più - aggiunge - vengono massacrati i già martoriati marciapiedi per piantare queste strutture e speriamo che poi si occupino di rinchiudere i buchi. Quest’anno sono state utilizzate anche pochissimo. Perciò devono sparire subito ed è meglio ripensare collettivamente per il futuro agli strumenti della campagna elettorale». Infatti, anche se nel 2018 sono state dimezzate rispetto alle 1400 di media nel passato (nel 2013 si arrivò addirittura a 1750) , molte lastre di metallo sono rimaste così, senza manifesti, simboli dei partiti o volti dei candidati. Diminuite nel numero e vuote: sono cambiate le strategie di comunicazione, si lavora sul web, e oltre a questo i candidati e i partiti hanno ormai pochi soldi per i manifesti elettorali.
E così le plance con i loro ancoraggi a terra (si calcola che per installarle siano stati fatti cinquantamila buchi nel cemento), mentre in altre città italiane poggiano ormai su blocchetti di cemento, hanno quasi inutilmente devastato, ancora di più di quanto non abbiano fatto gli anni o il tempo, i marciapiedi e gli spartitraffico romani.