PICCOLE LEZIONI DI FUTURO
Mai come oggi Roma ha bisogno di futuro. Il decennio trascorso ha segnato la città, con indicatori che hanno puntato inesorabili verso il basso. Pil in caduta, posti di lavoro sempre più precari, caos urbano, disservizi pubblici come a voler dire, con insistenza, che questa Roma del secondo millennio ha sempre meno voglia di Europa. Cioè: di futuro.
Capita di veder declinare una civiltà. E’ successo, come suole dirsi, nelle migliori famiglie e ai migliori popoli. Dispiace quando questo capita sotto casa. Nell’ultimo anno la Capitale è passata da un’emergenza all’altra, una catena ansiogena – tra bus che prendono fuoco, siccità, incendi, baraccati, immondizia ovunque, topi, gabbiani – che ha portato la considerazione per la Capitale in terreno fortemente negativo.
Chi amministra sa perfettamente quanto sia complicato far girare tutto per il verso giusto. E sa che, in certe sfortunate circostanze, non bastano 24 ore per fare un giorno. I ritardi di Roma, cumulati anche durante questo ultimo anno e mezzo, sono forti e deprimenti. E per compensare alle mancanze, di giorni di lavoro ben fatto, responsabile, non avventuristico, ne servirebbero tanti.
Fatta questa premessa, veniamo a quello che è necessario per far risvegliare la città. Servono innanzitutto servizi efficienti e manutenzione, progetti per ogni cittadino e progetti per la comunità.
In un solo concetto, serve visione del futuro. E per puntare verso il futuro servono poi investimenti, nuova attenzione da parte dello Stato centrale. E serve la voglia dei cittadini di rimboccarsi le maniche e dare un aiuto, qualunque esso sia.
Per questo motivo, oggi, abbiamo deciso di dar valore all’iniziativa degli abitanti di San Lorenzo, un quartiere-simbolo della romanità. Si sono autoconvocati e hanno deciso di ripulire i loro muri, le loro strade. Se avessero aspettato l’Ama forse c’era il tempo di storicizzare (se non addirittura museificare) i manifesti affissi. Hanno fatto una «ramazzata», come si usava negli anni Ottanta, coinvolgendo anche i bambini. Un segnale importante di auto-risveglio. Certo, veder surrogare i compiti della pubblica amministrazione non è mai, per chi amministra, una bella notizia. Ma almeno qualcuno si muove.
E si muovono in città altre piccole, civili cose. Un esempio per tutti, i due uffici multietnici che le Poste hanno aperto, uno in via Marsala, l’altro a Tor Pignattara. Vi lavorano solo impiegati immigrati, persone che hanno trovato qui il loro futuro. Ora tocca a Roma, e pure rapidamente, trovare il suo.