Parassiti e niente potature Ecco perché i platani crollano
L’agronomo Milito che lavora al monitoraggio del verde in città
Radici tagliate, strappate. Parassiti. Chiome non potate da anni. Vita difficile per le grandi alberature della Capitale. Con in più la mancanza di cure adeguate, che hanno reso pini e platani quasi «fragili», portando così alle frequenti cadute di questi giorni. Spesso non solo per colpa del vento. E i pini, bellissimi, sono fra i più frequenti a spezzarsi e crollare. «Il problema dei pini a Roma sono le radici», inizia il suo j’accuse in difesa del verde Franco Milito, agronomo e fra i tecnici che stanno effettuando il monitoraggio delle piante nel I Municipio: «Le radici degli alberi che si trovano su strada - spiega - hanno subito nel corso degli anni tanti di quegli scavi, oltre ad una serie di danni dovuti al rifacimento dell’asfalto e ai passaggi di sottoservizi, che sono state rotte e strappate più volte dai macchinari. E che succede? «Ci sono dei funghi, dei parassiti che penetrano in queste ferite che piano piano iniziano a divorare la lignina e la cellulosa che costituiscono il legno delle radici - prosegue Franco Milito -. In altre parole le radici vengono completamente distrutte. Così la pianta collassa e basta solo un po’ di vento».
Una leggenda metropolitana, dovuta alle frequenti modifiche sull’asfalto causate dalle radici dei pini, vuole che queste siano «superficiali». Non è così. «Il grosso problema è il tipo di terreno che trovano a Roma - aggiunge l’agronomo -. Il pino domestico non è autoctono in Italia, viene dalla parte occidentale del Mediterraneo ed è strutturato per vivere su terreni sabbiosi. A Roma invece i terreni sono costituiti da pozzolane e argille molto pesanti che impediscono alle radici del pino di espandersi. In più alla pianta quando viene riprodotta in vivaio le viene tolto il “fittone”, radice che possiamo assimilare ad una carota che penetra profondamente nel terreno, ma troppo complicata da coltivare. Eppure dà una stabilità importante alla pianta che qui a Roma non ha».
Disattenzione e radici modificate: non c’ è nulla da fare? «Ultimamente si è iniziato ad avere un pochino più di cura risponde l’esperto -. In città gli scavi sono inevitabili, ma oggi i tecnici sanno cosa fare nel caso in cui si debba tagliare una radice: disinfettare e fare profilassi per impedire ai funghi di penetrare». Sotto accusa poi la mancanza di potature. «È vero -conclude Franco Milito -. I pini andrebbero potati al massimo ogni 4 o 5 anni, mentre qui parliamo di 15-20 che non si toccano. E così i platani. Per di più talvolta sono state fatte con modalità discutibile. Se si potassero più spesso non cadrebbero con questa facilità. Anche perché potandoli si cerca di rendere le chiome trasparenti al vento per evitare l’effetto vela che fa scaricare tutte le sollecitazioni sulla base del tronco».