PULLMAN, IL COMUNE ACCELERI
Due immagini parallele sui pullman. La prima, virtuale: le dichiarazioni ufficiali. «Saranno definite misure per ottimizzare il controllo, il monitoraggio e l’accesso del servizio dei pullman turistici che oggi attraversano il cuore di Roma, indirizzandoli verso i nodi di scambio con il trasporto pubblico in aree limitrofe al centro storico e/o anello ferroviario», si leggeva nel testo votato dall’assemblea capitolina il 3 agosto 2016. Nell’ottobre successivo l’assessore Linda Meleo prometteva: «Entro dicembre adotteremo il nuovo regolamento per i pullman turistici, su questo tema siamo al lavoro da quando ci siamo insediati a luglio». Poi c’è l’immagine della realtà: un centro storico (zone di pregio, asse dei lungotevere, piazze, l’intera area intorno a san Pietro) conquistato dai torpedoni e dai mezzi turistici a due piani. Soprattutto c’è un piano pullman ancora in alto mare, visto che è di nuovo al vaglio dei Municipi. Di quel piano Roma avrebbe bisogno subito. Non domani. Ma oggi. Anzi, ieri. Roma è l’unica Capitale europea che si lascia invadere. Nessun tour operator britannico porta i turisti davanti al British Museum. A Roma avviene questo, e ben di peggio. Perché succede che, nella bozza del piano pullman, non appaiano come aree di divieto a quei mezzi le Ztl di Trastevere e Testaccio, il Celio, l’Area Archeologica centrale, l’Aventino, Borgo, il Velabro. Un non-piano per il centro, insomma. Il I Municipio ha già protestato. Urge piano pullman: a patto che sia vero.