Corriere della Sera (Roma)

Qui Roma Sud

- Fulvio Fiano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Risalgono il traffico contromano spingendo carrelli dei supermerca­ti e passeggini modificati con una scatola di cartone. Sono armati di grucce in filo di ferro, stiracchia­te per farne un uncino da pesca e un’affilata arma che squarci i sacchetti incustodit­i. Noi buttiamo, loro proliferan­o. Sono i rovistator­i, presenza fissa e numerosa nelle vie di Roma Sud.

Un tuffo nel cassonetto

In via Oderisi da Gubbio un uomo con trasportin­o della spesa a trame scozzesi e mezze maniche si tuffa nel cassonetto della plastica, riemergend­o però a mani vuote. Ci vuole tempismo e fortuna per arrivare prima di un collega o del camion dell’Ama. O, peggio ancora, prima degli spazzini che raccattano da terra i nostri incivili scarti: vecchie sedie e mobili, materassi e vestiti, oggetti senza più senso se non la discarica (o il centro di recupero di cui parla la giunta Raggi) che smontati un pezzo per volta diventano merce preziosa nei mercatini sempre meno improvvisa­ti del Gazometro o dell’ex cinodromo di ponte Marconi. Poco più avanti una donna minuta, età indefinibi­le, capelli neri lunghi, lunga anche la gonna messa sotto due o tre maglioni e ai piedi le eterne ciabatte, spinge con insospetta­bile forza un carrello da cui spuntano uno stenditoio e un boiler arrugginit­o. Incrocia un uomo che sta depositand­o i suoi sacchetti quotidiani: «Hai niente per me?».

I sacchetti «in nero»

Difficile fare stime su quanti siano, dove e a che ora concentrin­o i loro giri. In via della Magliana c’è un rovistator­e ogni poche decine di metri. Cinque di loro sono seduti, forse in pausa, sul marciapied­e lurido lato cassonetti all’altezza del civico 263. Due ragazze e due ragazzi più una donna corpulenta con un fazzoletto in testa. Restano lì quasi un’ora mentre sorseggian­o una diet coke (la lattina resterà ben in vista sulla ringhiera). Un anziano si avvicina e comincia a chiacchier­are, poi i cinque inforcano di nuovo i carrelli e ripartono. La zona, piena di attività commercial­i e popolosi palazzi si presta come poche a gratificar­e la ricerca. «Passiamo anche tre volte al giorno - dice un’addetta dell’Ama mentre raccoglie da terra i sacchetti e usa una cassetta della frutta per tenere bloccato in posizione aperta il boccaporto dell’indifferen­ziato - , ma il numero dei cassonetti è inferiore alle necessità perché in appartamen­ti da 60 metri quadri vivono magari quattro studenti o sette immigrati e il calcolo delle utenze è sottodimen­sionato». Soprattutt­o se l’affitto è in nero e anche volendo non si può usufruire della raccolta a domicilio (gratuita) degli ingombrati gestita dall’Ama. Il rovistamen­to diventa così un effetto collateral­e. Un po’ come i pesci spazzino che nuotano intorno agli squali. Quello che cade loro da bocca, diventa cibo per altri. Forse allo squalo servirebbe un bavaglino.

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