Qui Roma Sud
Risalgono il traffico contromano spingendo carrelli dei supermercati e passeggini modificati con una scatola di cartone. Sono armati di grucce in filo di ferro, stiracchiate per farne un uncino da pesca e un’affilata arma che squarci i sacchetti incustoditi. Noi buttiamo, loro proliferano. Sono i rovistatori, presenza fissa e numerosa nelle vie di Roma Sud.
Un tuffo nel cassonetto
In via Oderisi da Gubbio un uomo con trasportino della spesa a trame scozzesi e mezze maniche si tuffa nel cassonetto della plastica, riemergendo però a mani vuote. Ci vuole tempismo e fortuna per arrivare prima di un collega o del camion dell’Ama. O, peggio ancora, prima degli spazzini che raccattano da terra i nostri incivili scarti: vecchie sedie e mobili, materassi e vestiti, oggetti senza più senso se non la discarica (o il centro di recupero di cui parla la giunta Raggi) che smontati un pezzo per volta diventano merce preziosa nei mercatini sempre meno improvvisati del Gazometro o dell’ex cinodromo di ponte Marconi. Poco più avanti una donna minuta, età indefinibile, capelli neri lunghi, lunga anche la gonna messa sotto due o tre maglioni e ai piedi le eterne ciabatte, spinge con insospettabile forza un carrello da cui spuntano uno stenditoio e un boiler arrugginito. Incrocia un uomo che sta depositando i suoi sacchetti quotidiani: «Hai niente per me?».
I sacchetti «in nero»
Difficile fare stime su quanti siano, dove e a che ora concentrino i loro giri. In via della Magliana c’è un rovistatore ogni poche decine di metri. Cinque di loro sono seduti, forse in pausa, sul marciapiede lurido lato cassonetti all’altezza del civico 263. Due ragazze e due ragazzi più una donna corpulenta con un fazzoletto in testa. Restano lì quasi un’ora mentre sorseggiano una diet coke (la lattina resterà ben in vista sulla ringhiera). Un anziano si avvicina e comincia a chiacchierare, poi i cinque inforcano di nuovo i carrelli e ripartono. La zona, piena di attività commerciali e popolosi palazzi si presta come poche a gratificare la ricerca. «Passiamo anche tre volte al giorno - dice un’addetta dell’Ama mentre raccoglie da terra i sacchetti e usa una cassetta della frutta per tenere bloccato in posizione aperta il boccaporto dell’indifferenziato - , ma il numero dei cassonetti è inferiore alle necessità perché in appartamenti da 60 metri quadri vivono magari quattro studenti o sette immigrati e il calcolo delle utenze è sottodimensionato». Soprattutto se l’affitto è in nero e anche volendo non si può usufruire della raccolta a domicilio (gratuita) degli ingombrati gestita dall’Ama. Il rovistamento diventa così un effetto collaterale. Un po’ come i pesci spazzino che nuotano intorno agli squali. Quello che cade loro da bocca, diventa cibo per altri. Forse allo squalo servirebbe un bavaglino.