Pd-M5S, una settimana per decidere Moratti: ticket? Parliamo di squadra
Fontana: al voto il 12 febbraio con la possibilità che il governo valuti un prolungamento il 13
Sanità e ambiente. Saranno i primi punti (di cinque) su cui la coalizione di centrosinistra e i vertici regionali del Movimento cinque stelle si confronteranno per verificare l’agognata possibilità di un’alleanza in vista delle urne a febbraio. Dopo un primo incontro in teleconferenza, oggi in una riunione al Pirellone i sostenitori di Pierfrancesco Majorino e i pentastellati proveranno a trovare la quadra con una scadenza inderogabile — si deve chiudere entro la settimana — e un convitato di
pietra: i radicali. Che continuano a tirarsi fuori, smentendo l’apparenza di una «delegazione ristretta» decisa dall’intera coalizione: per +Europa la coalizione è quella attuale, non parteciperanno ad alcun negoziato per allargarla.
Non ci sarà nemmeno il segretario regionale del Pd Vinicio Peluffo oggi, perché impegnato alla Camera: in rappresentanza del Pd resta il consigliere regionale Matteo Piloni, insieme al presidente del Movimento lombardo civici europeisti Valter Andreazza, al segretario regionale di
Sinistra italiana Paolo Matteucci, al coordinatore regionale del M5s Dario Violi e al capogruppo in Regione Nicola Di Marco. «Da entrambe le parti c’è la volontà di trovare una convergenza», assicura Violi. Che alla coalizione ha posto due imperativi: «Chiarezza e puntualità: si trovino accordi punto per punto e poi si tenga fede a quanto deciso». Nessuna «linea di massima», insomma, «la linea è quella decisa in questi incontri». Per Majorino l’esito «non è scontato»: «Il M5s ha detto confrontiamoci sulle idee: mi piace come approccio, il confronto
deve essere vero quindi non deve avere esiti scontati, perché in Lombardia bisogna andare avanti su infrastrutture, politiche per lavoro, imprese. Ci deve essere davvero un confronto sui programmi, sicché l’alleanza di centrosinistra diventi ancora più forte».
Mentre ancora le ipotesi (sempre smentite dai rispettivi candidati) di ticket si rincorrono, la certezza arriva da Roma: ieri il presidente uscente Attilio Fontana ha certificato che si voterà il 12 febbraio, con l’incognita del 13. «Bisogna cercare di capire se il governo sta valutando se fare anche il 13 o solo il 12», ha detto Fontana, specificando che la risposta dovrebbe arrivare «entro la fine della settimana o al massimo all’inizio della prossima». Non risponde all’invito di un ticket con Moratti mossogli da Matteo Renzi Majorino, che su Twitter al contrario parla di un accordo «Fontana-Moratti» come di un «autentico e disarmante disastro per la sanità lombarda in questi anni». Con tanto di annuncio: «Nei primi cento giorni (in caso di mandato presidenziale) pianifico un intervento emergenziale per poi attuare una poderosa riforma della sanità».
Ma è il presidente della Puglia Michele Emiliano a ricordare sia a Moratti sia all’eurodeputato dem che, «non essendoci il ballottaggio, bisogna evitare di regalare la vittoria al centrodestra perdendo un’occasione così importante». E se Majorino annuncia che la coalizione sta lavorando a «una lista civica per far sì che tutti quelli del Terzo polo che non accettano la scelta di Moratti possano trovare casa», l’ex vice di Fontana rivendica il suo essere al di sopra dei «vecchi schemi» politici: «Chi si candida deve rispondere a tutti gli elettori, di centrodestra, di centro, di sinistra e anche a chi non ha votato». Parlare di ticket allora «è riduttivo: si deve parlare di squadra, non di ticket».
Sanità e ambiente sono i primi dei cinque punti in discussione al vertice centrosinistra-5 Stelle