Comune e università, svolta oraria
In ufficio a scaglioni. Sala: smart working in caso di smog. Per 40 mila studenti cambia l’ingresso al Politecnico
I15 mila dipendenti comunali che potranno entrare in ufficio con orari scaglionati dalle 7 e 30 alle 13. I 40 mila studenti del Politecnico che potrebbero cambiare il fatidico orario di inizio lezioni previsto per le 8, come dice il rettore Ferruccio Resta: «Ci stiamo ragionando. Togliamoli dall’ora di punta». Ma c’è anche lo smart working che potrebbe essere utilizzato per affrontare le giornate di smog invernale. Tutti a lavorare da casa fino a che il Pm10 non scende sotto i livelli d’allarme. Milano lavora per rivoluzionare gli orari della città ma resta la grande incognita degli ingressi nelle scuole.
I 15mila dipendenti comunali che potranno entrare in ufficio con orari scaglionati dalle 7 e 30 alle 13. I 40mila studenti del Politecnico che potrebbero cambiare il fatidico orario di inizio lezioni previsto per le 8. Lo dice il rettore dell’ateneo di piazza Leonardo, Ferruccio Resta: «Ci stiamo ragionando. Perché devono iniziare alle 8? Togliamoli dall’ora di punta». Ma c’è an
Abitudini È doveroso ripensare la nostra società Ai miei studenti insegno che tutto va sempre messo in discussione
che lo smart working che potrebbe essere utilizzato per affrontare le giornate di smog invernale. Tutti a lavorare da casa fino a che il Pm10 non scende sotto i livelli d’allarme.
Milano lavora sulla rivoluzione degli orari. Che lo faccia seriamente è dimostrato dalla raffica di incontri durante tutto il lungo ponte del 2 giugno tra i professori del Politecnico e i tecnici del Comune. Si lavora sul modello messo a punto dall’ateneo che descrive, attraverso una serie di variabili, le relazioni tra i sottosistemi più rilevanti in questa la persona, l’impresa e il commercio, il lavoro, la sanità, il trasporto, la finanza, la scuola e l’assistenza.
L’obiettivo è aiutare i «decisori» (politici, ndr) nel valutare se le azioni da mettere in campo in grado di fronteggiare la caduta di competitività, la disoccupazione e il paventato ritorno dell’epidemia. Nei giorni scorsi Resta ha illustrato al sindaco Beppe Sala quella che lui definisce una «cassetta degli attrezzi», ossia uno strumento utile per chi deve prendere delle decisioni. «Il sindaco l’ha vista come un’opcrisi: portunità — spiega il rettore — e da quel momento sono partiti i tavoli di lavoro comuni. Sabato, domenica, lunedì, martedì. Contiamo di arrivare a una prima conclusione entro la fine del mese».
Ci si muove. Palazzo Marino ha siglato un protocollo con i
sindacati che prevede orari scaglionati per gli ingressi negli uffici . «I nostri dipendenti — ha spiegato Sala — potranno entrare dalle 7 e 30 alle 13 e potranno lavorare anche il sabato, fermo restando il monte ore settimanale». Duplice obiettivo: depotenziare gli orari di punta e allargare il tempo dei servizi al pubblico. Non tutti lavorano nella stessa direzione. Trenord ha detto no alle bici sui suoi convogli. Sì invece a bici pieghevoli e monopattini. Altro concetto del sindaco. Lo smart working riguarda anche il futuro. «Ne abbiamo fatto un grande uso e continueremo a farlo — dice Sala —. Teniamoci questa opportunità per situazioni particolari. In inverno, in presenza di grande inquinamento il Comune e le aziende possono dire ai dipendenti, lavorate da casa».
Si muove anche il Politecnico, con una massa critica due volte e mezzo superiore al numero di dipendenti del Comune. Sono i 40mila studenti che ogni mattina si presentano a lezione alle 8 usando per i mezzi pubblici. «Perché le lezioni devono iniziare alle 8? — si domanda Resta — Sono persone grandi e autonome.
Togliamole dall’ora di punta. Certo, significa che la cena si potrà fare alle 20 e 30, ma è necessario ripensare alla nostra società e cambiare le abitudini. Ai miei studenti insegno sempre di mettere in discussione tutto. Poi si può tornare sulla stessa soluzione, ma con la differenza che l’abbiamo deciso noi».
Si parla di orari della città. Ma è solo l’apparenza. Alla base, al fondamento del modello del Politecnico, c’è il fattore tempo. Che si aggiunge alle dimensione spaziale, quella che l’epidemia ha misurato nella distanza di un metro. Il tempo garantisce una via di fuga. «Oltre al distanziamento fisico esiste un’altra dimensione che è quella del distanziamento temporale che ci permette un grado di libertà aggiuntiva rispetto alla risoluzione del problema» dice Resta. Diluire, spalmare, rendere asincrone le attività. «Perché la nostra vita è condizionata da tutti i sottosistemi, dagli orari del lavoro, dagli orari della scuola dei figli, dagli orari delle persone che ci aiutano nella vita famigliare, dagli orari degli uffici pubblici. Gestire una famiglia senza tenere conto di queste interrelazioni rischia di provocare errori. Non siamo in un’isola deserta» conclude Resta. È questo il compito che dovrebbe assolvere il modello del Poli. Tenere conto delle relazioni che intercorrono nella vita delle persone ma essere in grado di rispondere all’imprevedibilità degli eventi con uno strumento in grado di autocorreggersi. Così si spera, perché come avverte Sala, ci sono sfide e paure enormi da affrontare come la crescita della disoccupazione e i duetre anni che ci vorranno per riprendersi. Sempre che vada bene e che il piano di investimento nelle infrastrutture riguardi anche il Nord. «Le ho viste al Sud più che al Nord. Che Milano e Genova non siano collegate dall’alta velocità è un errore, lo dico nell’interesse di tutti» conclude il sindaco.
Trenord
Stop alle biciclette caricate sui treni Ammesse solo quelle pieghevoli