Libretto al consumo stile dopoguerra
Piatti, pentole, elettrodomestici con saldo a fine anno La catena Kasanova recupera l’usanza del dopoguerra L’ad: è un atto di fiducia verso chi è più in difficoltà
«Quando la guerra era appena finita di soldi in giro non ce n’erano mica. E allora, quando andava dal droghiere o dal panettiere, anche la mia mamma segnava quel che doveva pagare su un libretto e poi saldava poco alla volta quando poteva. Si faceva così, era un rapporto fiduciario ed era l’unico per muovere gli affari. E alla fine la gente onorava sempre i debiti».
Maurizio Ghidelli, amministratore delegato della catena di negozi Kasanova, è partito dall’accostamento di questo momento di difficile ripresa a quel dopoguerra. Ed è attraverso questo sillogismo storico-economico che è arrivato
Leggi, commenta e condividi le notizie sul sito internet milano. corriere.it all’idea di riproporre ai suoi clienti un meccanismo che ricorda quello del microcredito. «Un imprenditore, secondo me, non può non porsi il problema del contesto in cui agisce — premette Ghidelli per spiegare la sua iniziativa — e in questo momento sappiamo bene che ci sono tante famiglie in difficoltà, soprattutto dal punto di vista della liquidità». Nei negozi Kasanova, dunque, la clientela « troverà alcuni prodotti “Conto Aperto” che potrà portarsi immediatamente a casa lasciando solo l’acconto indicato sul cartellino. E per il saldo c’è tempo fino al 31 dicembre 2020 — spiega l’imprenditore —. Nel frattempo il cliente ha la possibilità di raggiungere soglie di spesa che danno dichiusi ritto a percentuali di extra sconto sul saldo fino al 30 per cento. In alternativa, potrà scegliere di utilizzare l’importo dell’extra sconto per ulteriori acquisti a propria scelta fino a 1.000 euro». L’elemento commerciale c’è, eccome, ma Ghidelli non lo nasconde. Quindi, nella sua cadenza milanesissima, illustra la seconda premessa, suggerita dal suo fiuto commerciale: «Nei nostri negozi entrano ogni anno 100 milioni di persone e vengono battuti 20 milioni di scontrini — spiega —. Dopo tre mesi in casa non sono pochi quelli che hanno ben chiaro in mente ciò di cui sentono il bisogno, dai piatti ai bicchieri e allora noi proviamo ad andare incontro a questa domanda e non ci dispiace che queste persone entrino nei nostri negozi. Però io sono anche un imprenditore un po’ naif, guardo davvero il mondo attorno e non mi dispiace l’idea di dare una mano alla ripresa».
E se i clienti-debitori poi non pagano? «Io sono assolutamente fiducioso, sono convinto che la gente paghi i propri debiti. E se le cose dovessero andare diversamente mi leccherò le ferite, ma io credo davvero in questa operazione. Le posso dire che dal 18 maggio, quando è partita, ha già iniziato a dare segnali positivi». Dai negozi raccontano che «ci sono clienti che preferiscono pagare subito», ma c’è anche chi ha mostrato di apprezzare: «Una signora ha pianto alla cassa, ringraziando — racconta lo stesso Ghidelli — perché non le era mai successo di trovarsi in difficoltà e proprio per queste le ha fatto piacere sentirsi capita». E aggiunge: «È un rapporto fiduciario tra persone, quelli che vogliono fare i furbi si riconoscono da alcuni atteggiamenti al momento di lasciare i loro dati. Ma fa niente, io mi fido della gente».