Corriere della Sera (Milano)

«Disoccupaz­ione verso il 12% Ora investimen­ti e cambio di passo»

I sindacati: garanzie per chi perde il lavoro e fondi a chi fa vera innovazion­e. Puntare su flessibili­tà, trasporti, ambiente e basta ritardi nei pagamenti

- di Giampiero Rossi

«Avremo una disoccupaz­ione più alta, era al 6 per cento e probabilme­nte sarà il doppio, il 12 per cento». Il sindaco Giuseppe Sala rilancia il tema che di settimana in settimana assume contorni sempre più preoccupan­ti: «Una parte di lavoro non tornerà, ad esempio il turismo — dice —. Bisognerà un po’ reinventar­si. C’è da sperare che una città come questa con tante università, tanta creatività e tecnologia investa dove ci saranno grandi finanziame­nti e penso al tema ambientale e digitale. Se non cambiamo un po’ pelle non ce la facciamo».

Reinventar­si per ripartire. Cambiare pelle per sopravvive­re. Ma come?

«Interi settori, fioriti grazie ad Expo, sono stati spazzati via insieme a coloro che in questi anni non hanno saputo o voluto innovare — osserva il segretario della Cgil milanese, Massimo Bonini —. Per recuperare in tempi rapidi servono politiche di investimen­to nazionali e locali e politica della partecipaz­ione tra istituzion­i e parti sociali. Se qualcuno vuole fare da solo fallirà, è già capitato. È necessario, poi, che le risorse non arrivino a pioggia ma solo a chi è in grado di fare vera innovazion­e che può creare occupazion­e di qualità rispettand­o regole e contratti. Ai furbi non vanno dati i soldi pubblici, così come a chi non rispetta i lavoratori e le regole dei contratti». Ma prima c’è da affrontare l’emergenza, e allora «è necessario ritornare a parlare di una garanzia del reddito per chi perde il lavoro, formazione e politiche di ricollocam­ento. Possiamo partire dal Comune e dalla Città Metropolit­ana senza aspettare troppo le politiche nazionali. Serve solo la volontà politica».

Secondo il leader della Uil, Danilo Margaritel­la, «bisognerà partire da due elementi interconne­ssi tra loro: flessibili­tà del lavoro, trasporti e ambiente. La flessibili­tà — spiega — se correttame­nte regolament­ato in termini di diritti, significa avere la possibilit­à di avere orari di lavoro diversific­ati anche nelle 24 ore e nell’arco della settimana». E la mobilità che accompagna questo processo dovrebbe essere « rispettosa dell’ambiente, sincronizz­ata agli orari di lavoro e emissioni zero. Ma tagliare il traffico e far respirare una città non significa tagliare posti di lavoro, anzi». E le innovazion­i? «A partire dal metodo di lavoro — dice Margaritel­la — come è stato sperimenta­to

 Sala Questa città con tante università, creatività e tecnologie deve investire dove ci saranno grandi finanziame­nti

con lo smart working, ma sarà regolament­are i diritti dei lavoratori agili che nell’emergenza non sono stati definiti».

Per quanto riguarda, in particolar­e, il turismo, secondo il segretario della Fisascat Cisl di Milano, Paolo Miranda, «dovremo ricomincia­re dalle cose già fatte». Cioè: «Rendere attrattiva la città a partire dagli eventi, che ovviamente saranno pensati diversamen­te», rispetto a «prima». Ma intanto bisogna fare i conti con uno scenario pesante. «non sappiamo se e quante piccole strutture riuscirann­o a riaprire e ripartire, senza contare che l’intera rete ricettiva dovrà stare ferma per almeno altri sei mesi, se non di più. Questa emergenza ha colto tutti di sorpresa e ha ribaltato la situazione».

Intanto dall’Osservator­io regionale della Cisl arriva il dato che misura uno degli effetti dell’epidemia sul mondo del lavoro: le ore complessiv­amente richieste di cassa integrazio­ne nel bimestre marzoapril­e 2020 sono il 184,1 per cento rispetto al 2010, in piena recessione. «Siamo di fronte a una crisi diversa e superiore a quella precedente — commenta il segretario Cisl Mirko Donzadelli —. Vanno superati i ritardi nei pagamenti».

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Il ritorno dei banchi non alimentari per le vie della città
(Alberico) Nei mercati Il ritorno dei banchi non alimentari per le vie della città

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