GUANTI E MASCHERINE «MONOUSO» UN PARADOSSO ANTI-ECOLOGICO
Fino a tre mesi fa, quando si parlava di ecologia e rispetto dell’ambiente, uno dei temi principali era la necessità di limitare la diffusione degli oggetti in plastica monouso. La normativa Ue prevede un programma per eliminare articoli come cannucce, piatti e posate di plastica usa-e-getta e sostituirli con analoghi riutilizzabili o prodotti con materiale biodegradabile. Ora però la necessità di contenere la diffusione del coronavirus ci ha fatto accantonare questa preoccupazione, mentre mascherine e guanti monouso, a base di materiali contenenti plastica, sono diventati articoli di uso quotidiano per tutti.
Nel settore medico-sanitario è difficile immaginare di rinunciare alla plastica — si pensi solo alle siringhe monouso — e questi oggetti non sono toccati dalla normativa Ue. Mascherine e guanti utilizzati negli ospedali sono smaltiti come rifiuti speciali. Quelli utilizzati nei supermercati, in ufficio o per uscire di casa, hanno invece un destino meno «sicuro» e iniziano a comparire abbandonati per strada. Senza considerare l’aspetto sanitario — potrebbero essere infetti — e osservando solo che sono a base di materiale plastico e possono rimanere nell’ambiente per anni, è evidente che bisogna smaltirli in maniera corretta: non si possono riciclare ma devono essere eliminati con l’indifferenziata.
Un’alternativa più ecologica sono le mascherine di stoffa, lavabili e riutilizzabili. Il potere filtrante di queste dipende dai tessuti, in ogni caso gli studi dimostrano che, a livello di popolazione, l’efficacia delle protezioni davanti a bocca e naso dipende più dal numero di persone che le utilizzano che dal tipo di protezione in sé. Per ridurre l’impatto ambientale meglio scegliere mascherine riutilizzabili.
Le scelte
Per l’ambiente meglio utilizzare dispositivi lavabili in tessuto