«In Duomo tutor per i fedeli Le confessioni? Con lo scudo»
L’arciprete Borgonovo: non avere un luogo è un po’ come smarrirsi. In cattedrale controlli su distanze e mascherine. Il 28 maggio la riapertura ai turisti
Domani alle 8 la prima messa in Duomo con la presenza delle persone. La celebra monsignor Borgonovo. La parola da coltivare è speranza. La persona va rispettata. Sempre. Come Silvia Romano. Poi le prescrizioni per entrare nella cattedrale. Niente confessioni. Una settimana per preparare il plexiglas che dividerà penitente e confessore.
Monsignor Gianantonio Borgonovo, arciprete del Duomo, domani si tornerà a celebrare la messa nella cattedrale. Che significa per Milano?
«Noi siamo Chiesa e abbiamo chiamato con la nostra identità il luogo dove ci ritroviamo perché chiesa significa il luogo dove ci ritroviamo. Essere senza un luogo è un po’ come smarrirsi. Siamo una comunità che si ritrova per celebrare i segni e i simboli sacramentali e il poterci ritrovare insieme è la condizione fondamentale della vita. È vero che per un certo lasso di tempo è possibile non farlo, ma deve essere il più breve possibile, altrimenti ci disorientiamo».
In queste settimane non sono mancate posizioni diverse sull’opportunità di riprendere la celebrazione della messa. C’è anche chi ha sostenuto che è sufficiente la dimensione interiore della fede.
«È possibile per un certo periodo di tempo vivere da anacoreti, ma anche le forme più radicali prevedono una vita in solitudine tutta la settimana e poi la domenica di comunità. Non è possibile vivere da soli il cristianesimo. Quello che è successo deve essere considerato un fatto eccezionale e non la norma. E noi come Chiesa abbiamo dimostrato senza troppi problemi, tranne qualche frangia più oltranzista, la maturità e la serietà di dire sì all’autorità civile che ha chiesto per il bene di tutti noi di non celebrare messa. Ma è sempre un’eccezione».
Chi celebrerà la prima messa di domani?
«Casualmente sarò io, perché normalmente celebro alla messa delle 8».
Cosa dirà nella predica? «Leggerò la pagina prevista dalla liturgia del giorno. Parlerò dell’itinerario di Paolo che parte da Malta, finisce la sua traversata nella tempesta e poi da Reggio Calabria a Pozzuoli e da lì fino a Roma». Per raccontare cosa?
«Il cammino della Chiesa, fatto di traversate burrascose, di incidenti di percorso, ma anche di speranza». Speranza anche di uscire dalla malattia?
«Certo, perché noi viviamo di speranza e la speranza non è un Dio capriccioso che un giorno manda l’epidemia e il giorno dopo la toglie. È la speranza di un’umanità a cui il creatore ha affidato il dominio dell’universo. Dimostriamo di essere capaci di governare tutta la terra».
In questo frangente sembra vero il contrario.
«Serve uno scossone forte al nostro sistema politico, economico e sociale perché ci siamo accorti che basta un piccolo virus per farlo crollare».
Cosa dobbiamo coltivare? «La persona umana. Partiamo dal rispetto di ogni persona. Finché non ne saremo capaci, saremo sempre in balia di virus».
Sta pensando all’odio che si è scatenato contro Silvia Romano per la sua conversione?
«Silvia Romano è un’esperienza che può far riflettere tutti sul rispetto della persona e delle scelte fatte, anche quelle che passano per strade a noi sconosciute». Veniamo alle regole per entrare in Duomo. Mascherina, distanziamenti, comunione al proprio posto. Ci si potrà confessare?
«Per le confessioni aspettiamo ancora una settimana perché non è più possibile usare i confessionali tradizionali. Stiamo individuando degli spazi all’aperto vicino ai confessionali dove una lastra di plexiglas dividerà il confessore dal penitente».
Come funzionerà l’ingresso. Ci sarà un controllo della temperatura?
«No, la misurazione è lasciata alla responsabilità personale. Se uno accusa sintomi o si sente poco bene deve restare a casa».
Chi controllerà il rispetto delle mascherine e del distanziamento?
«Ci sono una cinquantina di addetti alla guardiania a cui si aggiungono 6 sagrestani». Quante persone potrà ospitare la cattedrale?
«Nella cappella feriale una sessantina. Nella navata centrale e nei transetti fino a 600 persone. Prima erano 2000. In alcune occasioni, come polmone di sfogo, potremo utilizzare le navate meridionali». Saranno i controllori a bloccare gli ingressi nel caso di sovraffollamento?
«No, funzionerà al contrario. Nelle occasioni in cui sappiamo che l’afflusso sarà molto alto saremo noi a dire agli organizzatori il limite massimo delle persone che possiamo ospitare e loro si regoleranno».
Quando riapriranno le porte ai turisti?
«A fine maggio. Il 28 per la precisione. Dobbiamo ritoccare alcune procedure perché l’apertura del Duomo comporta anche l’apertura del museo e dobbiamo garantire la massima sicurezza».
L’attenzione
Il caso di Silvia Romano fa riflettere su scelte che passano anche per strade a noi sconosciute
Presa di coscienza Il nostro sistema sociale economico e politico può crollare per un virus Serve uno scossone forte