La città in attesa dei vigili urbani
Potevano essere una risorsa utile. I vigili urbani, invece, hanno lasciato un senso di abbandono.
«Caro Schiavi, voglio fare l’elogio dei vigili urbani. Finalmente li ho visti nelle strade di Milano, impegnati a far rispettare le regole, ad evitare assembramenti sui Navigli e al parco Sempione, a distanziare gli indisciplinati cronisti davanti alla casa di Silvia Romano, al Casoretto. È importante questa presenza, ci aiuta ad essere cittadini responsabili». Per una lettera così, in questi giorni, avrei offerto la prima pagina e un caffè (da asporto). Purtroppo non è mai arrivata. Le lettere che arrivano al Corriere sono come questa: «Caro Schiavi, mi spiace confermare che i vigili urbani brillano come al solito per la loro assenza. Neppure lo stato di necessità o lo spirito di solidarietà li smuove e credo che il nostro sindaco dovrebbe intervenire o, se impossibilitato, almeno informare i cittadini senza timore della corporazione…».
Devo dare ragione su quasi tutta la linea al lettore Bruno Marchetti: nei giorni della pandemia Milano ha perso una buona occasione per restituire ai vigili urbani un ruolo e un’identità diversa da quella percepita, che è più di assenza che di presenza nelle strade e nei quartieri.
Su un punto solo devo contraddirlo: la corporazione in questo caso non c’entra, sono stati gli ordini di servizio e le decisioni politiche a stabilire la ritirata dei vigili, con la richiesta di smaltimento di ferie arretrate e attività in smart working.
Ora, non conosco le ragioni profonde di questa decisione (il Comune di Milano ha detto che i vigili serviranno poi pronti e smaglianti nella Fase 2, e lo verificheremo), ma è stato un errore politico non considerare la polizia locale un’utile risorsa da schierare, per due ragioni: la prima, per dare al corpo dei vigili un po’ di quell’orgoglio identitario che c’era quando i milanesi li chiamavano «ghisa»; la seconda, perché si sarebbe dato ai cittadini il senso di una presenza amica su cui poter contare.
Invece la pandemia lascia inalterata la sensazione di abbandono del territorio che si registrava nei mesi del preCovid: un esercito di oltre tremila vigili impegnati più in attività d’ufficio o di polizia che di prevenzione e di controllo del traffico e delle strade, dove imperversa l’indisciplina e spesso anche l’arroganza.
Era un’occasione di vicinanza questa, con la città impaurita e preoccupata, ed era il caso di affidare ai vigili controlli, rispetto delle regole ed incivilimento, attività di prevenzione (come il freno alle occupazioni abusive) e aiuto. Cambierà qualcosa, nei prossimi giorni? Ci auguriamo un lettera come quella che non è mai arrivata.
Una risorsa da schierare
La polizia locale avrebbe guadagnato orgoglio identitario, ai cittadini si sarebbe dato il senso di una presenza amica su cui poter contare