Apre l’edicola di notte per spacciare
Monumentale, il 48enne spacciava cocaina e hashish. «Avevo un mare di debiti»
Un uomo di 48 anni è stato arrestato dalla polizia perché apriva la sua edicola di via Luigi Nono, lungo i muri della Fabbrica del Vapore al Monumentale, soltanto nelle notti dei fine settimana per vendere dosi di cocaina e hashish all’interno di film o riviste erotiche. Gli investigatori si sono finti fidanzati e hanno messo le manette allo spacciatore, sabato scorso, dopo una serie di appostamenti durata 15 giorni. Il pusher — con un antico precedente per furto — si è giustificato davanti agli agenti motivando l’attività illegale come un rimedio per ripianare i pesanti debiti accumulati durante la gestione dell’edicola.
«Che volete che vi dica... Non posso negare. La roba è qua dentro».
Alle 2 e mezza della notte del 30 novembre, sabato milanese di pioggia, l’edicolante di via Luigi Nono, sotto gli alberi all’angolo tra il piazzale del cimitero Monumentale e l’inizio di via Procaccini, consegna ai poliziotti la custodia di plastica di un Dvd. Sulla carta sbiadita dal tempo si legge il titolo di un porno vintage, «Ti presento mia moglie», del regista napoletano Mario Salieri: ma dentro, nell’ingombro che dovrebbe contenere il disco, rimbalzano cinque palline di cocaina meticolosamente avvolte in una plastica azzurra. È un estremo e goffo tentativo di «riduzione del danno», la mossa scontata di ogni spacciatore che, appena fermato, consegna poca sostanza nell’illusione che non ne venga trovata altra. Non funziona praticamente mai: e infatti quella notte, pochi minuti dopo, i poliziotti del commissariato «Sempione», guidati dalla dirigente Anna Laruccia, fanno avvicinare il cane antidroga che salta sull’espositore dell’edicola e subito punta una scatoletta rosa di gadget per bambini. All’interno, altre 23 palline di cocaina e tre grossi pezzi di hashish. Finisce così (almeno per il momento) la carriera di pusher dell’edicolante G. A., detto «Peppe», 48 anni, calabrese di Melito, incensurato se non per un vecchio furtarello, sposato e padre di un figlio, proprietario della rivendita e titolare di regolare licenza. Che prova solo a giustificarsi: «Avevo un mare di debiti».
Altro elemento da sottolineare in questa vicenda è la già anomala condotta commerciale dell’edicolante: la rivendita restava sempre chiusa di giorno, esponeva vecchio materiale pornografico e pochi e datati giornali e periodici — messi in mostra soltanto per dare una parvenza di normalità —, apriva soltanto di notte a partire dall’una o dalle 2, prolungando di qualche ora l’orario di «lavoro» soltanto nei weekend, per soddisfare il picco della brama di bamba dei clienti di alcuni locali della zona. E poi, appunto, gli acquirenti: molti dei quartieri nei dintorni, ma anche una buona parte da altre zone di Milano e pure da fuori città, segno che lo smercio era attività rodata e conosciuta. A un poliziotto in borghese fermo davanti all’edicola, durante la perquisizione, un poco avveduto acquirente (non rendendosi conto di chi avesse davanti) ha rivolto la domanda: «È arrivato il Corriere dello Sport?». Richiesta inverosimile che, con certezza, era la parola (frase) d’ordine, per intendersi sull’acquisto di cocaina. Su una vecchia agenda, l’edicolante conservava pure una contabilità minuziosa, e non si trattava di rendiconti sulla vendita di giornali. I poliziotti di «Sempione» hanno organizzato tre appostamenti e al terzo è scattato l’arresto.