Via Corelli, i dubbi di Sala «No al centro detentivo»
Migranti irregolari, resta il sì alle espulsioni
Il Cpr di via Corelli «non sarà un centro di detenzione»: le parole del sindaco Sala scatenano proteste nel centrodestra. Intanto in duemila hanno sfilato contro la riapertura.
La domanda arriva secca. E se vogliamo, non è chiarissima. «Che ne pensa di un centro di detenzione in via Corelli per persone che non hanno commesso reati?», chiede una cittadina di Lambrate durante la «colazione con il sindaco» ieri al circolo Acli «Giovanni Bianchi» di via Conte Rosso. La risposta di Beppe Sala è altrettanto diretta: «No, non diventerà un centro di detenzione». Il tema è il ritorno alle origini «securitarie» della struttura all’estrema periferia Est della città. Confermato dal via vai di governi di vari colori, e più di recente dallo stesso ministro dell’Interno in carica, Luciana Lamorgese. Nelle parole di Sala non c’è però nessuna intenzione di contestare l’ex prefetto della città. E così dopo qualche ora il sindaco precisa il suo pensiero: «È arrivato il momento di dare un ruolo a Corelli. E voglio dirlo con chiarezza: noi lavoreremo per continuare nella politica dei rimpatri, però con i modi giusti. Quindi, non credo che i centri di detenzione siano fondamentali, ma i centri per i rimpatri ben gestiti senz’altro sì».
La questione è politicamente delicata. La struttura è nata a fine anni Novanta come centro per l’identificazione e l’espulsione degli immigrati irregolari (Cie). Un «lager di Stato» per gran parte della sinistra che l’ha sempre contestata. Dopo una serie di rivolte e danneggiamenti, la prima svolta: negli ultimi anni si trasforma in un centro d’accoglienza che aiuta Milano a fronteggiare il flusso ininterrotto di profughi. Poi, il nuovo dietrofront. Ancora poche settimane e sarà riconvertito nel centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) della Lombardia. I lavori sono in corso: sono stati già installati moderni sistemi di videosorveglianza e doppie cancellate.
La decisione non convince buona parte della maggioranza di centrosinistra a Palazzo Marino. Il sindaco ne parlerà oggi con Gabriele Rabaiotti, assessore al Welfare, e soprattutto con il predecessore Pierfrancesco Majorino, ora europarlamentare, portavoce dell’ala contraria alla riapertura del Cie (e semmai favorevole all’ipotesi di farne un centro per i senza tetto), «per capire un po’ cosa possiamo fare. Non ho ancora la soluzione — spiega Sala — ma certamente è qualcosa su cui dobbiamo intervenire perché è un tema anche simbolicamente importante per la città», che s’è imposta a livello nazionale come «capitale» dell’accoglienza.
Per il centrodestra, «il sindaco si è allineato agli anarchici e ai comunisti scesi in piazza per protestare: vogliono continuare ad accogliere e mantenere i clandestini».
Chi certamente non è d’accordo sulla riapertura di via Corelli è l’anima antagonista che ieri ha percorso le strade di Città studi e dell’Ortica per protestare contro il Cpr. Quasi duemila i militanti in corteo. «Sanzionata» metaforicamente l’Aler di viale Romagna con una finta lastra d’alluminio a simulare gli appartamenti chiusi. Sul cavalcavia Bussa, invece, un grande striscione contro «il lager»: «Minniti crea, Salvini costruisce, Lamorgese inaugura. No Cpr». In corteo, oltre alla questione migranti, anche un pensiero e un sostegno per il popolo curdo in Siria finito sotto i bombardamenti della Turchia del «boia Erdogan».
Per finire, nel suo incontro con i residenti di Lambrate Sala ha affrontato anche il tema Daspo urbano: «Adesso stiamo aumentando i provvedimenti di allontanamento, dobbiamo metterci nelle condizioni per cui il questore dia qualche Daspo, e penso che sia già in grado d’agire».