Corriere della Sera (Milano)

Timi sfida il drago (e vince)

L’attore e regista al Parenti con il nuovo «Un cuore di vetro in inverno»

- Livia Grossi

«Le paure si vincono quando ci togliamo la corazza e capiamo di aver bisogno degli altri, parola di cavaliere umbro che ogni sera sfida il drago». Filippo Timi debutta al teatro Franco Parenti con il suo nuovo spettacolo «Un cuore di vetro in inverno», viaggio poetico da palcosceni­co e raccontato a quadri come in un teatrino medioevale dove tra nuvole stampate, cieli stellati e un bar, il cavalier errante affronta la sua «via crucis» e, in nome dell’amore, il terribile drago che va sconfitto, pena morte e disonore.

Al suo fianco si muove una piccola e bizzarra corte: c’è l’angelo custode (Marina Rocco) che lo protegge «e prende le sembianze di Marilyn Monroe in tutta la sua fragile grazia», sottolinea Timi, ma c’è anche il menestrell­o (Andrea Soffiantin­i) che canta le gesta del cavaliere e si domanda: «e la mia vita chi la narrerà?». A rappresent­are l’ amore più terreno è la prostituta che dalla sua gorgiera di bigodini dice la sua in romagnolo (Elena Lietti), mentre ad aiutare il cavaliere c’è lo scudiero napolein tano (Michele Capuano), «il suo fedele assistente che in verità voleva fare il menestrell­o e qui si mette a cantare Lucio Battisti e Gigi D’Alessio».

Uno spettacolo divertente e ironico, dove con un tono giullaresc­o si riflette su argomenti profondi e il dialetto diventa «lo strumento che elimina ogni retorica». Avvolto un’atmosfera celeste, il sipario si apre con un allegorico sbarco sulla Luna, una sorta di sacra natalità, «è la venuta al mondo del cavaliere, la sua indifesa esistenza che inizia, da questo momento in poi lo aspettano illusioni e fallimenti, una battaglia continua che lo costringe a lasciare il suo amore ad attenderlo fino a quando sconfigger­à il drago, ovvero quando accetterà la sua fragilità e diventerà uomo”. Paure e debolezze, questioni che Timi tratta da sempre in scena e nella vita: “fanno parte della nostra esistenza, cambiano con noi, ma sono sempre presenti, oggi tra i miei tanti draghi c’è anche quello di vedere i miei genitori che invecchian­o, l’ansia di non passare abbastanza tempo con loro». Sul fronte profession­ale Timi è soddisfatt­o: «Sono felice di portare in scena un testo nuovo, è da due anni che non accadeva. Per quanto riguarda cinema e tv mi sento cambiato, se prima dovevo dimostrare di essere capace di interpreta­re personaggi diversi, ora desidero scegliere ruoli dove penso di poter dare qualcosa di me al pubblico. Ma queste sono questioni che in un modo o nell’altro riguardano tutti, la vita è un viaggio da compiere e c’è solo un modo per farlo: attraversa­rla, affrontare ogni giorno il drago, proprio come in scena, tutte le sere».

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Onirico Filippo Timi in una scena di «Un cuore di vetro in inverno»

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