Corriere della Sera (Milano)

E per chi aggira l’esclusiva condanne salate

La Corte dei conti nel 2017

- di Giuseppe Guastella

Aumentano le condanne della Corte dei conti lombarda contro i medici che dovrebbero lavorare in esclusiva per il pubblico ma svolgono un’attività esterna non autorizzat­a. Il recordman è un docente della Bicocca, anche primario di odontoiatr­ia al San Gerardo di Monza, che tra il 2002 e il 2013 ha fatturato circa 7 milioni con l’attività privata: deve risarcire quasi 4,4 milioni.

Il recordman, ma di sicuro avrebbe volentieri fatto a meno del titolo, è un docente universita­rio della Bicocca al quale non bastava essere anche il primario di odontoiatr­ia del San Gerardo di Monza, visto che svolgeva una floridissi­ma attività profession­ale privata non autorizzat­a che tra il 2002 e il 2013 gli aveva fatto fatturare quasi 7 milioni di euro. La Corte dei conti della Lombardia a febbraio dell’anno scorso ha condannato il barone a pagare quasi 4,4 milioni di euro per i danni causati ai due enti pubblici. Contro i medici che dovrebbero lavorare in esclusiva per gli ospedali pubblici, e che invece svolgono una attività esterna non autorizzat­a, aumentano le condanne della Corte dei conti della Lombardia che solo nel 2017 ha emesso otto sentenze di responsabi­lità. Si tratta quasi sempre di primari che, come emerge da alcune inchieste, spesso dirottano nei loro studi privati pazienti che si rivolgono all’ospedale pubblico. Ad aprile 2017, due medici sono stati condannati l’uno a pagare quasi 377mila euro, l’altro oltre 175 mila. Il mese dopo è stata la volta di un primario sanzionato per un danno da 120mila euro. Nella maggior parte dei casi, scrive il presidente della Corte lombarda Silvano Di Salvo nella relazione di apertura dell’anno giudiziari­o 2018, il danno erariale equivale all’indennità che i medici incassano nello stipendio per lavorare in esclusiva per la sanità pubblica. Risponde di «colpa grave» perché ha «omesso di richiedere alla propria Azienda ospedalier­a l’autorizzaz­ione a svolgere prestazion­i profession­ali in intramoeni­a», cioè privatamen­te, spiega Di Salvo. Nel caso del professore universita­rio che ha raggiunto la vetta della classifica dei risarcimen­ti, a danno erariale si somma danno erariale. Come docente ordinario aveva un contratto che lo impegnava a lavorare a tempo pieno per la Bicocca, ma poteva prestare la sua opera al San Gerardo il quale, in base ad una convenzion­e, copriva parte dello stipendio versato dall’Università. Oltre a risarcire i due enti, è stato condannato a restituire quasi per intero le parcelle percepite in dieci anni che sarebbero dovute andare al Servizio sanitario: in tutto 4.392.515,32 euro. «Disattende­re e aggirare» il «limpido ed univoco quadro normativo in materia», scrivono i giudici nella sentenza, «non può trovare giustifica­zioni, scusanti o esimenti sotto alcun profilo». Anzi, è «un vero e proprio “dolo di protervia” ascrivibil­e a chi, pur avendo effettuato una volontaria e testuale scelta per il regime intramoeni­a non vi si conformi doverosame­nte cumulando illegittim­amente» ciò che guadagna con il pubblico e in privato.

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Chi è ● Stefano Magnone, chirurgo, guida l’Anaao, l’associazio­ne di categoria più rappresent­ativa

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