Fiocco azzurro nel borgo pavese Dopo 37 anni è nato un bambino
Festa a Ca’ Sgarioli che passa da 8 a 9 abitanti
PAVIA Una isola di case e cascine, qualcuna abbandonata. Tutto intorno un mare di vigneti, pettinati e verdissimi, coi tralci che si allungano come per provare a toccare il cielo. Otto abitanti in tutto, anzi nove. Perché l’altro giorno Riccardo è tornato dall’ospedale di Pavia dove ha visto la luce. Lui non lo sa, ma per Ca’ Sgarioli, minuscolo borgo del Comune di Santa Maria della Versa che guarda i colli piacentini, il suo arrivo è un evento straordinario. Silvia, l’ultima bimba nata qui, oggi ha 37 anni e vive in Inghilterra. Qualche anno fa papà Giorgio Perego, milanese classe 1982 e mamma Roberta Sedda, di origini sarde e di un anno più giovane, hanno deciso di allargare la famiglia. «Prima stavamo in affitto a Donelasco (altra piccola frazione del paese, ndr) e nel 2013 è arrivata la nostra prima bimba, Anna Maria. Anche là credo fosse un mezzo record — dice —. Qui invece siamo arrivati tre anni fa, abbiamo visto questa vecchia cascina e ci è piaciuta: la nostra bimba avrebbe potuto giocare senza pericoli. Il mercato adesso è buono, i mutui sono bassi e l’abbiamo presa. Poi c’erano tante stanze vuote e abbiamo deciso di riempirle — sorride —. Ci stiamo dando fare per ripopolare il nostro bell’Oltrepo. A parte noi, nel borgo il più giovane ha 70 anni». Il legame di Giorgio con questa terra, del resto, è viscerale. E il suo arrivo qui, a 19 anni, una specie di chiamata mistica. Nato e cresciuto dalle parti di piazza Cinque Giornate a Milano ha sempre saputo che il suo posto era qui. «Non ho mai sopportato la vita di città e fin da ragazzo, appena potevo, scappavo dalla nonna rimasta in campagna». Alla maturità scientifica in un liceo di Porta Venezia, dopo un compito di latino non proprio brillante, tentò di giustificarsi dicendo alla professoressa che tanto lui avrebbe fatto il contadino. «Lei si arrabbiò tantissimo perché pensava che la stessi prendendo in giro». Mai stato più serio. Qualche mese dopo si trasferì a Rovescala dove aveva ereditato dal nonno un ettaro di terra ereditato dal bisnonno, impiantando antiche varietà di viti quasi perdute. Dopo 15 anni, la sua azienda biologica conta 12 ettari di terreno divisi tra vigne e noccioleti. E in cima ad ogni filare ha piantato le rose.
A Ca’ Sgarioli è quasi sera. Dove finisce la distesa immensa dei vigneti, seguendo con lo sguardo il solco tracciato dal torrente Bardoneggia che separa Emilia e Lombardia, iniziano a brulicare le luci della Bassa. Mamma Roberta culla Riccardo e ascolta Giorgio. Quando le chiedi se non le mancano il cinema, gli amici, i locali, non ci pensa un istante: «Lavoro in supermercato otto ore al giorno, questo silenzio è una benedizione». Giorgio si gode il panorama: «Lì la strada finisce, altro che Area C, questa sì che è una zona a traffico limitato».