Aggressioni alle minorenni «Ecco il maniaco seriale»
Diffuse le immagini. Potrebbe avere fatto più vittime
Ha confessato al giudice entrambi gli assalti. Ma la vicenda non può dirsi chiusa, perché secondo polizia e magistrati Raul Rodrigues Da Silva, italo-brasiliano 35enne della provincia di Sondrio, è un predatore seriale di minorenni. E il timore è che l’elenco di aggressioni a sfondo sessuale ai danni di ragazzine non si limiti ai due episodi ammessi. Da qui la decisione della procura brianzola di diffondere la sua fotografia, nel caso qualche altra eventuale vittima lo riconosca.
MONZA Ha confessato al giudice entrambi gli assalti, fornendo dettagli che solo il vero responsabile poteva conoscere. Come a volersi «liberare di un peso», sostengono gli inquirenti. Ma la vicenda, purtroppo, non può dirsi chiusa, perché secondo polizia e magistrati, Raul Rodrigues Da Silva, italo-brasiliano 35enne della provincia di Sondrio, è un predatore seriale di minorenni. E il timore, da parte degli investigatori, è che l’elenco di aggressioni a sfondo sessuale ai danni di ragazzine non ancora adolescenti, non si limiti ai due episodi ammessi davanti al gip del tribunale di Bologna dall’uomo, bloccato venerdì scorso a Imola proprio mentre era in procinto di entrare nuovamente in azione.
I fatti sono del 19 marzo. Il primo a Casatenovo, nel lecchese, ai danni di una giovane seguita fin sotto casa. Il secondo, a poche ore di distanza, contro una dodicenne monzese, aggredita in ascensore dopo essere stata individuata in un fast food del centro commerciale Iper, dopo essere stata pedinata fino alla propria abitazione nel capoluogo brianzolo. Dal sospetto che ci possano essere altri casi a lui attribuibili, è arrivata la decisione della procura brianzola di diffondere la sua fotografia, nel caso qualche altra eventuale vittima lo riconosca e si rivolga così alle forze dell’ordine.
Che il 35enne di Berbenno di Valtellina sia pericoloso lo dicono i suoi precedenti e il modus operandi. A suo carico sono emersi varie denunce per reati di resistenza, lesioni, guida in stato di ebbrezza, altre vicende giudiziarie relative al rapporto con la ex moglie, ma soprattutto una condanna emessa dal tribunale di Sondrio a quattro anni per tre violenze sessuali commesse con modalità analoghe a quelle della scorsa settimana. Da Silva punta le sue vittime e le aspetta, paziente, prima dell’assalto.
Le telecamere dell’Iper lo inquadrano mentre, nel tardo pomeriggio del 19 marzo, entra nel fast food. All’interno, si guarda attorno, in cerca di gruppi di giovanissimi. Poi si intrattiene a lungo in bagno, e prima di uscire volge lo sguardo alla sua destra, verso quella che diventerà, di lì a poco, il suo bersaglio prescelto. Una ragazzina di soli 12 anni che, una volta salutati gli amici, rientra a casa dai genitori. Il 35enne non la molla, tenendosi a distanza fino all’androne condominiale, dove si fa avanti e la aggredisce dentro l’ascensore, molestandola pesantemente. La reazione della vittima, però, è immediata, veemente al punto di riuscire a divincolarsi e a uscire, approfittando di un momento di apertura delle porte, per chiamare aiuto a gran voce, sul pianerottolo. Una dinamica drammaticamente simile a quanto accaduto poche ore prima ai danni dell’altra giovane a Campofiorenzo, frazione di Casatenovo. La dodicenne monzese, e i vicini di casa accorsi in suo aiuto, riescono a dare alla polizia una descrizione molto precisa del maniaco, a partire dalla felpa e dalle scarpe che indossava. Decisivo per il buon esito delle indagini, come sottolineato dal procuratore capo di Monza Luisa Zanetti, è stato «chiamare immediatamente le forze dell’ordine» perché «il ricordo, quando il fatto è appena successo, è ancora vivo in tutti i suoi particolari». Mentre spesso, mano a mano che passa il tempo, «lo choc può far disperdere molti dettagli». Dopo i due fatti, secondo quanto ricostruito, Da Silva avrebbe anche provato a tornare sul luogo del delitto. A Monza, tuttavia, si accorge delle volanti e delle ambulanze in arrivo, a sirene spiegate. Sentitosi ormai scoperto, parte senza meta sino a spingersi in Emilia, a Imola.
Ma i detective della Squadra Mobile, diretti da Lorenzo Bucossi e coordinati dal pm Carlo Cinque, sono già sulle sue tracce e riescono a raggiungerlo, dopo oltre due giorni di lavoro ininterrotto. Lo bloccano a Imola, il 23 marzo: data in cui eseguono nei suoi confronti il decreto di fermo, emesso sulla scorta di una conclamata gravità indiziaria e per pericolo di fuga, oltre che di reiterazione del reato. In quel momento, infatti, si trova in un altro centro commerciale. Il suo territorio di caccia ideale, in cerca di vittime innocenti.
Altri casi
Gli inquirenti temono che sia responsabile di altre aggressioni ai danni di ragazzine