IL SETTER (si riscopre) PSICOLOGO
I cani abbandonati diventano tutor per lenire ansie e dipendenze Ecco come una pet therapy speciale «irrompe» all’ospedale San Carlo
Freud, durante l’ ultimo periodo della sua vita, non era mai solo durante le sedute con il paziente: accucciata sotto la sua sedia, c’era il chow chow Jo-Fi. Dei cani il fondatore della psicoanalisi apprezzava «l’affetto privo di ambivalenza e dei conflitti della società». Ed eccoli, i quattrozampe, diventare protagonisti di un percorso inedito di pet-therapy, avviato dal Dipartimento di salute mentale e delle dipendenze dell’azienda ospedaliera «Santi Carlo e Paolo» in collaborazione con Beatrice Garzotto, psicologa responsabile del progetto (www.fienileanimato.it). Ogni venerdì il setter inglese Oliver, il mix terrier Ulisse — entrambi recuperati da abbandoni — e Quick trascorrono un pomeriggio con i pazienti del day hospital. Ed è un momento in cui i dottori, medici psichiatri e psicologi, e i terapisti, fanno un passo indietro. Nella grande sala dove i pazienti tornano spesso per molti mesi, dopo la fase acuta della malattia, e dove sono impegnati in diverse attività, il venerdì la terapia è fatta di sguardi e carezze. «Sembra che gli animali riescano a trasferire una sorta di tranquillità che il paziente in questa fase non ha ancora raggiunto», spiega il dottor Claudio Di Lello, responsabile del day hospital. Gli studi dicono che la presenza del cane abbassa i livelli di stress e di ansia, «aumenta la propensione al radicamento alla realtà in pazienti schizofrenici e facilita la comunicazione in pazienti con disordine dissociativo», aggiunge Garzotto. Nessuno s’aspetta miracoli. Ma non c’è paziente che non s’illumini all’arrivo di Oliver, Ulisse e Quick. E Giuseppe Biffi, che dirige il Dipartimento di salute mentale e ha già introdotto da tempo per i pazienti nella fase sub acuta molte attività con finalità risocializzanti, dalla musicoterapia alla danzaterapia e poi i corsi in piscina, il coro, il teatro, il calcio, aggiunge:«I nostri pazienti soffrono di patologie gravi, disturbi psicotici come schizofrenia, disturbi di personalità e dell’umore, non semplici depressioni». Mentre il dottor Giuseppe Pietro Tisi, che assiste Di Lello nel day hospital, osserva queste anime fragili stringersi ai tre quattrozampe e aprirsi a loro. E commenta: «In alcuni soggetti fanno più loro di quanto riusciamo a fare noi». L’accettazione incondizionata dei pet, incapaci di giudicarci e capaci, invece, di leggere i messaggi inconsci trasmessi con la mimica del volto, forse è una chiave per riaprire i canali di comunicazione.