«Cinque rinnovi e poi fuori». Amsa, l’ira dei 300 precari
Assunti a termine e sostituiti dopo 36 mesi. La protesta: sindacati timidi. Ma l’azienda: così è la legge
Erano 417 ed erano giovani. L’Amsa li aveva assunti ai tempi di Expo, quando la città (e il sito espositivo) si preparavano a ricevere milioni di persone e la gestione di rifiuti e i servizi ambientali richiedevano uno sforzo in più. I contratti erano per tutti a tempo determinato. Ma, alla scadenza, la maggior parte di quei giovani lavoratori è stata confermata. Una, due, tre, quattro, cinque volte. Hanno lavorato fino a poche settimane fa, quando ormai la parola Expo rimandava già a una stagione archiviata. Poi, uno dopo l’altro, si sono ritrovati fuori. Perché dopo 36 mesi la legge impedisce il rinnovo di contratti a termine. Quindi, arrivederci e grazie. Avanti il prossimo, con un contratto nuovo e tre anni di proroghe.
«Noi avevamo iniziato a sperare nel tempo indeterminato — raccontano alcuni di loro dietro la promessa dell’anonimato, perché la speranza di rientrare c’è ancora — qualcuno ha fatto la patente C a proprie spese perché ci dicevano, ed era anche sul bando aziendale, che era una condizione più favorevole».
In effetti qualcuno ce l’ha fatta: l’Amsa fa sapere che 113 di quei 417 lavoratori («pari al 27 per cento») sono ancora in servizio e che «il 44 per cento di questi sono assunti a tempo indeterminato». Sebbene per fornire questo dato l’azienda (privatizzata ma indirettamente ancora controllata dai Comuni di Milano e Brescia) si sia presa quasi una settimana di tempo, non dice il numero «vero» nascosto in quella percentuale: meno di 50 persone, su oltre 3.400 dipendenti complessivi.
Tutto regolare, tutto entro i limiti di legge. Ma resta la realtà: dopo tre anni di lavoro un’azienda pubblica (di fatto, se non di diritto) mette alla porta centinaia di giovani, che nel frattempo avevano costruito — a proprio rischio, s’intende — qualche progetto e qualche aspettativa. E i sindacati? Sono tutti compattamente schierati nel chiedere più occupazione stabile? No. Anzi, sembrano voler svicolare, bisogna insistere non poco per strappare qualche risposta: « «Poniamo la questione praticamente tutti i giorni», tuona il segretario della UilTrasporti, Enore Facchini. «Certo che è un tema sul tavolo», assicura il suo omologo della Fit Cisl, Giovanni Faraci. «Questa è la legge», dice Vito Martellotta della Cgil Funzione pubblica, forse trascurando il fatto che la sua organizzazione contesta a tempo pieno il Jobs act. Il suo segretario Natale Cremonesi raddrizza il tiro: «Siamo riusciti a ottenere il turn over sui pensionamenti». E Sergio Salerno del Fiadel (maggioritario in Amsa, con oltre 800 iscritti): «Noi sosteniamo chi vuole fare causa». E allora, forse, ha ragione l’azienda a essere restia a parlare di quei 417 contratti: in fondo non esistono.