Droga, la roulette degli arresti
Il gip boccia le richieste del pm ma il Riesame le accoglie. Il punto? L’«attualità» di esigenze cautelari
Lotteria degli arresti, un rimpallo tra giudici per un’indagine antidroga: prima il gip ne autorizza 7 e ne nega 88 di quelli richiesti dal pm, poi il tribunale del Riesame ne concede 61 e dice no a 27.
Andata: 88 non arrestati per spaccio di droga e 7 sì. Ritorno: 61 arrestati e 27 no. Stessi indagati, stesse richieste di misure cautelari da parte della Procura, opposta valutazione tra Ufficio Gip e Tribunale del Riesame: a riprova di quanto poco matematica e quanto invece sfumata e complessa sia la valutazione dei requisiti di «concretezza» e «attualità» delle esigenze cautelari pretesi dalla normativa sugli arresti.
Quasi come in un esperimento di laboratorio, lo mette bene in evidenza la curiosa inversione statistica di una indagine svolta dai carabinieri di Rho su un’attività di microspaccio di cocaina, eroina e hashish in una area boschiva a Locate Triulzi. La Procura chiede quasi cento arresti, ma l’Ufficio Gip li boccia quasi tutti, concedendo solo un paio di arresti in carcere, cinque ai domiciliari, e una decina di obblighi di firma. La Procura presenta allora ricorso al Tribunale del Riesame su 88 dei dinieghi ricevuti dal gip, ed ecco che la proporzione si rovescia: 52 ricorsi proposti dal pm Stefano Ammendola vengono accolti in toto e 9 in parte, mentre per 27 vengono confermati i non arresti decisi dal gip Laura Marchiondelli, la quale, in mancanza di una contestazione associativa, aveva concesso i pochi arresti solo per le cessioni di droga del 2016-2015, e non invece per quelle risalenti al 2014-2013 o per quelle ravvisate di lieve entità.
È propio questa «cesura temporale» che il Tribunale del Riesame non condivide, ritenendola «frattura illogica» e «scissione artificiosa» a fronte
Nel bosco L’inchiesta riguardava lo spaccio continuo in un’area verde vicina a Locate Triulzi
del fatto che «la sussistenza della gravità indiziaria» varrebbe di per sé già a «concretizzare e “attualizzare” la prognosi cautelare proprio nella prospettiva del pericolo di recidiva». Per i giudici del Riesame, che dalle intercettazioni traggono che gli spacciatori (italiani e nordafricani) guadagnassero in un giorno anche 16.000 euro, lo spaccio nel bosco «non era occasionale» ma «molto ben organizzato» e « ben collaudato: un luogo apposito, vedette che lo sorvegliavano, materiale per pesare e confezionare le dosi, apposite schede telefoniche per i contatti con i clienti, vetture per il trasporto, canali di rifornimento non modesti».
Diversità di valutazioni i giudici del Riesame rimarcano anche rispetto ai colleghi di merito, laddove, trattando la posizione di uno dei non arrestati che in un altro procedimento era stato processato per la detenzione di 2 chili di eroina e di 54 chili di sostanza da taglio, scrivono che il Tribunale aveva «inspiegabilmente» inquadrato il caso nella lieve entità, equiparato attenuanti e recidiva, e in definitiva condannato a soli 2 anni e 8 mesi.