Battaglia al Tar sul raddoppio del «camino»
Il 4 maggio la prima sentenza del Tar sul ricorso presentato da 15 dei 24 paesi della bassa che osteggiano il centro. Manca uno studio epidemiologico
Nei comuni della bassa pavese e negli uffici di A2A sono due le date cerchiate in rosso sul calendario: il 4 maggio e il 20 giugno. Scadenze che segneranno un passo decisivo sul potenziamento del termovalorizzatore della partecipata dei comuni di Milano e Brescia a Corteolona. Sul tavolo il passaggio dalle attuali 130 mila tonnellate l’anno di rifiuti conferiti, ai 230 mila previsti da A2A che qui incenerisce circa 70 mila tonnellate di rifiuti tutti gli anni, mentre la restante parte finisce nella discarica adiacente. L’ampliamento di quello che tecnicamente viene definito «centro integrato» è sul tavolo da anni. E da anni, esattamente quattro, pende davanti al Tar il ricorso di quindici dei ventiquattro comuni dell’area che fanno fronte comune contro il potenziamento dell’impianto. Per il 4 maggio è prevista la prima sentenza.
Visto il progetto e lette le carte quindici comuni della bassa pavese, capofila quello di Santa Cristina e Bissone che si trova a un paio di chilometri in linea d’aria dallo stabilimento, preparano il ricorso. Non ci sono tutti e a fare rumore è l’assenza dello stesso comune di Corteolona che usufruisce di posti di lavoro per le famiglie residenti e consistenti sconti in bolletta grazie all’energia prodotta dall’impianto. «Una spaccatura e la solita stretta tra salute e lavoro che indebolisce le posizioni davanti a colossi come A2A», spiega il sindaco di Santa Cristina Elio Grossi. Le motivazioni della contrarietà all’ampliamento? «L’impatto ambientale, la costruzione in piena Rete ecologica regionale e il modo in cui sono state rilasciate le autorizzazioni negli anni che hanno spezzettato l’insediamento non considerandolo nella sua totalità». Inoltre, specifica il primo cittadino di Santa Cristina, «non è chiaro quando avverrà la dismissione del vecchio impianto».
Non è però una voce isolata quella di Grossi: i quindici comuni autori del ricorso contro l’ampliamento voluto da A2A rappresentano una popolazione di 27 mila abitanti sui 45 mila del totale. Al lavoro delle istituzioni negli anni si è affiancato anche quello dei comitati che hanno raccolto 8 mila firme di cittadini contrari al progetto. «La provincia di Pavia in quanto a impianti di questo genere sta già dando tanto, forse troppo — dice il presidente del comitato Belgioioso sostenibile Flavio Polloni — e secondo noi questo ampliamento non solo è inutile, ma rischia di essere anche dannoso per la salute».
E dopo anni a mancare è proprio uno studio epidemiologico. Richiesto dall’Ats pavese solo nel corso dell’ultima conferenza dei servizi dello scorso gennaio è stato affidato all’Istituto Mario Negri e finanziato dalla stessa A2A . I risultati sono attesi nella prossima seduta della stessa conferenza fissata per l’altra data segnata in rosso sul calendario: il 20 giugno. In quella sede verrà dibattuto anche un altro dei punti al centro della contrarietà dei comuni, cioè quello relativo alla viabilità. Le strade del Pavese soffrono da tempo e gli amministratori locali si dicono preoccupati. Il ponte della Becca è chiuso e il traffico pesante diretto all’impianto di Corteolona dovrà passare sulle già accidentate strade della bassa pavese non attrezzate per certi carichi. Tanto che la stessa A2A ha messo in campo la possibilità di mettere sul piatto un contributo per la creazione di nuove strade, in vista dei 5 mila mezzi che passeranno da queste parti. Nell’ultimo anno sono stati 4.764 i mezzi diretti al centro integrato.
In attesa delle scadenze il comune di Corteolona sta a guardare. Il sindaco Angelo Della Valle non si sbilancia e attende gli esiti dello studio epidemiologico e viabilistico. Così come la Regione che oscilla tra la firma contraria dell’assessore regionale all’ambiente Claudia Maria Terzi ai banchetti dei comitati e la concessione delle autorizzazioni da parte dei suoi uffici. Scaricando poi la responsabilità ultima sull’ente della Provincia di Pavia chiamata a rilasciare l’Autorizzazione integrata ambientale. Insomma, la parola fine non sembra essere dietro l’angolo. «Il Tar potrebbe non accogliere il nostro ricorso — conclude Grossi — e si può arrivare al Consiglio di Stato. Quello che è da ripensare è l’intero sistema della gestione dei rifiuti trattato in regime emergenziale con una politica che non riesce a guardare al medio-lungo termine».