Sala e le scosse del congresso Majorino: vendettine renziane
«Dimenticato perché indipendente». Scavuzzo: svelenire il clima
Scossoni da primarie. A una settimana dai gazebo per l’elezione del segretario del Pd l’atmosfera inizia a scaldarsi, anche intorno al tavolo della giunta di Beppe Sala. Il macigno nello stagno lo lancia l’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino commentando un aspetto dell’iniziativa pubblica di venerdì sera con Matteo Renzi e Maurizio Martina. «Il renzismo che mi fa paura è quello delle vendettine. Trovo ad esempio surreale il fatto che ieri sera (venerdì, ndr) Renzi e Martina parlando di Milano e di Expo si siano “dimenticati” di citare Beppe Sala. La cui unica colpa evidentemente è quella di essere un sindaco indipendente. E forse questo è il motivo per cui sta piacendo a molti, oltre le attese. Il modello Milano non è di proprietà di un uomo solo o di una corrente politica. È un progetto forte se unitario e patrimonio di tutti. E questo vale sia se si sta dalla parte del capo nazionale del momento sia se si sceglie di ragionare a prescindere dagli schemi romani».
Secondo Majorino, in pratica, Sala sconterebbe il mancato (almeno per ora) sostegno alla corsa di Renzi. Il post di Majorino scatena un lungo dibattito via Facebook, ma la replica «istituzionale» è affidata alla vicesindaca (renziana) di Palazzo Marino Anna Scavuzzo: «Il sindaco ci ha chiesto di rispettare la sua volontà di non esplicitare la propria preferenza per uno dei candidati: e così ho fatto e anche io ho evitato di nominarlo, sebbene in tutto ciò di cui abbiamo parlato, in ogni richiamo alla città e al suo futuro, ovviamente pensassi anche al sindaco e al suo ruolo fondamentale. Alcuni lo hanno citato e ringraziato, con la delicatezza di non eccedere né indugiare, altri no. Io no. Andiamo avanti con la campagna congressuale senza menare fendenti ai compagni di partito. Non è utile a nessuno e invelenisce inutilmente il clima del congresso. Che è un congresso, non un redde rationem. E teniamo il sindaco al riparo dalle polemiche. E poi... dopo il 30 aprile viene il primo maggio ». Alla fine è Majorino a smorzare la polemica dichiarandosi stupito di tanto clamore: «Mi è solo sembrata una caduta di stile. E mi ha colpito la reazione di alcuni al mio post. Tutto qua».
Gli echi della serata al Franco Parenti non si spengono però qui. Almeno un altro passaggio ha urtato la sensibilità dei non renziani ed stato quello in cui l’ex premier ha attribuito ogni merito della mobilitazione dei milanesi, il giorno dopo le devastazioni dei black bloc, al Pd cittadino e non all’allora sindaco Giuliano Pisapia. «L’Expo lo avete vinto quel giorno del primo maggio quando voi dirigenti milanesi avete proposto al sindaco per senso civico, perché l’idea l’avete avuta voi, di fare una grande iniziativa per pulire la città. È li che Milano ha vinto l’Expo».
Dalle schermaglie da primarie al dibattito nato (anche) nel centrosinistra intorno al referendum per l’autonomia voluto da Maroni e da Zaia per Lombardia e Veneto. Ieri è tornato a parlare della consultazione proprio Giuliano Pisapia che ha dribblato ogni possibile polemica con Beppe Sala, il quale venerdì si era detto convinto dell’inutilità del referendum ma anche della necessità, nel caso di effettiva convocazione alle urne, di votare Sì. «Di fronte a una cosa inutile credo che uno possa votare quello che vuole perché tanto non serve a niente. È assolutamente grave da parte del presidente della Regione, Roberto Maroni, non dare seguito alla richiesta del governo di iniziare a ragionare sulle autonomie regionali. Altre amministrazioni l’hanno fatto: spendere tanti soldi per un referendum è profondamente errato».