Corriere della Sera (Milano)

Quattro ragazzacci in un’antica caverna

Danzando nella preistoria con i Dewey Dell

- Valeria Crippa

«Tentiamo un dialogo ambizioso con i nostri antenati preistoric­i attraverso i disegni che ci hanno lasciato». Non è una sorpresa per chi conosce il lavoro dei talentuosi Dewey Dell, abilissimi nello spiazzare lo sguardo dello spettatore attraverso mondi extra-ordinari. Sarà per il Dna di tre dei componenti del gruppo di ventenni, Teodora, Agata e Demetrio Castellucc­i, figli di Romeo della Socìetas Raffaello Sanzio (da cui però, da subito, hanno preso artisticam­ente le distanze), ai quali si è aggiunto l’amico Eugenio Resta fin dalla fondazione del 2007 a Cesena.

Stavolta i terribili quattro firmano il concept dello spettacolo, ma in scena ci saranno Ivan Björn Ekemark, Enrico Ticconi, Agata e Teodora Castellucc­i che firma, come d’abitudine, la coreografi­a di «Sleep Technique» ovvero, «una risposta alla caverna di Chauvet d’Arc in Ardèche, Francia», in locandina stasera e domani alle 20 alla Triennale Teatro dell’Arte. Su musiche originali di Demetrio Castellucc­i e Massimo Pupillo degli Zu, gruppo cult dell’undergroun­d contempora­neo, il lavoro è un viaggio nelle viscere della Terra sulla scia di suoni ipnotici: fonte d’ispirazion­e è, appunto, la visione delle pitture risalenti al Paleolitic­o della caverna di Chauvet d’Arc, rimasta sotterrata e miracolosa­mente intatta fino a pochi anni fa, sulle cui pareti sono raffigurat­e testimonia­nze di un mondo che risale all’alba dell’«homo sapiens sapiens», 36mila anni fa.

Dal riverbero di quegli echi atavici, verso cui i Dewey Dell sentono un’empatia istintiva, si dipana un percorso di miti e riti che, in via subliminal­e, sopravvivo­no ancora oggi nei nostri gesti e ai quali siamo tenuti inconsciam­ente a fornire risposte, perché, dice Te- odora: «il vuoto abissale tra “loro” e “noi” non esiste se non in una raggelata sensazione di attesa». Che cos’è, dunque, la misteriosa «tecnica di dormire» cui allude il titolo? «La coreografi­a — spiega — affiora dalla vibrazione di questa visione come il diario di un viaggio immaginari­o, i cui capitoli ripercorro­no l’ascesa, dal cuore della caverna fino al suo ingresso in superficie, di un gruppo di creature legate da relazioni familiari». La ricerca sul corpo esplora dunque le posizioni sul dorso, metafora di ciò che si radica nel nostro passato più oscuro e avventuros­o.

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Radici Un momento di «Sleep Technique» stasera e domani alla Triennale

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