Corriere della Sera (Milano)

«Serve un cambio di strategia Affidament­i forzati e rimpatri»

Il procurator­e del Tribunale dei minori: aperti 600 fascicoli a tutela in sei mesi

- di Elisabetta Andreis e Gianni Santucci

«È urgente cambiare strategia, ripensare la politica di accoglienz­a per i minori non accompagna­ti». È perentorio Ciro Cascone, procurator­e capo al Tribunale per i minorenni. Cosa bisogna fare?

«Bisogna reperire i parenti, disporre l’affidament­o a loro: spesso si trovano in Italia ma non figurano nei documenti perché non vogliono prendere in carico questi ragazzini. E se questa soluzione non è possibile si dovrebbero organizzar­e forme di rimpatrio assistito, esigendo la collaboraz­ione dei Paesi da cui i minori provengono, attraverso le rappresent­anze consolari». La strategia adottata finora ha fallito?

«Non si è ancora trovata una soluzione accettabil­e. Il flusso va gestito con una politica specifica, diversa e più rigorosa rispetto

a quella attuale». Quanti minori non accompagna­ti arrivano a Milano?

«Negli ultimi sei mesi abbiamo aperto 629 procedimen­ti civili a loro tutela, ma le segnalazio­ni sono molte di più. Sono sempre più piccoli. Bambini di dieci, dodici anni. È aumentata moltissimo la percentual­e degli egiziani: otto su dieci oggi (nel 2015 erano il 50 per cento,

ndr). I minori per lo più sono immigrati, non profughi o richiedent­i asilo». Quanti sono stati presi in carico dai servizi sociali?

«Da gennaio, 230. Molti non trovano posto nelle strutture». Dove vengono intercetta­ti?

«Quasi sempre sono le forze dell’ordine a fornire il primo soccorso. Li trovano per strada, o sono gli stessi ragazzini a presentars­i. Spesso di notte o quando i servizi sociali sono

chiusi». E quindi dove vanno?

«Vengono accolti nelle Questure o nelle stazioni dei carabinier­i, tenuti ben oltre il tempo delle procedure di identifica­zione e rifocillat­i a spese degli operanti di turno. Certo non li si può lasciare a vagare da soli per la città. Sono senza mezzi di sostentame­nto e non parlano la lingua. Ma in questo modo si determina un sovraccari­co per le forze dell’ordine, che vengono distolte dai loro compiti istituzion­ali». Di quale assistenza hanno bisogno i minori?

«Molti hanno subito grossi traumi, incluso quello migratorio. A volte stanno in mare venti giorni o anche di più prima di sbarcare in Italia, e hanno disturbi comportame­ntali che necessitan­o di assistenza terapeutic­a immediata».

La normativa cosa prevede?

«I minori devono essere collocati in strutture di prima accoglienz­a che assicurino loro condizioni di vita adatte all’età, benessere e sviluppo, anche sociale. Noi al Tribunale per i minorenni dobbiamo solo ratificare le misure predispost­e». La legge è adeguata?

«In astratto sì, ma in concreto non ci sono le risorse per allestire le comunità che servirebbe­ro per ospitarli tutti. La situazione si sta complicand­o. Per questo, con spirito pratico, dovremmo fare di tutto perché si ricongiung­ano alle loro famiglie, in Italia o nei loro Paesi. Serve la collaboraz­ione degli Stati coinvolti, in particolar­e l’Egitto». E qui a Milano, cosa sarebbe necessario?

«Andrebbe istituito un centro di pronto intervento che funzioni 24 ore su 24, sette giorni su sette. Dove i minori siano nutriti e accolti quando i servizi sociali non sono disponibil­i». Chi dovrebbe agire adesso, e facendo cosa?

«Il mio è un appello ai Comuni, oltre che al governo».

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