«Serve un cambio di strategia Affidamenti forzati e rimpatri»
Il procuratore del Tribunale dei minori: aperti 600 fascicoli a tutela in sei mesi
«È urgente cambiare strategia, ripensare la politica di accoglienza per i minori non accompagnati». È perentorio Ciro Cascone, procuratore capo al Tribunale per i minorenni. Cosa bisogna fare?
«Bisogna reperire i parenti, disporre l’affidamento a loro: spesso si trovano in Italia ma non figurano nei documenti perché non vogliono prendere in carico questi ragazzini. E se questa soluzione non è possibile si dovrebbero organizzare forme di rimpatrio assistito, esigendo la collaborazione dei Paesi da cui i minori provengono, attraverso le rappresentanze consolari». La strategia adottata finora ha fallito?
«Non si è ancora trovata una soluzione accettabile. Il flusso va gestito con una politica specifica, diversa e più rigorosa rispetto
a quella attuale». Quanti minori non accompagnati arrivano a Milano?
«Negli ultimi sei mesi abbiamo aperto 629 procedimenti civili a loro tutela, ma le segnalazioni sono molte di più. Sono sempre più piccoli. Bambini di dieci, dodici anni. È aumentata moltissimo la percentuale degli egiziani: otto su dieci oggi (nel 2015 erano il 50 per cento,
ndr). I minori per lo più sono immigrati, non profughi o richiedenti asilo». Quanti sono stati presi in carico dai servizi sociali?
«Da gennaio, 230. Molti non trovano posto nelle strutture». Dove vengono intercettati?
«Quasi sempre sono le forze dell’ordine a fornire il primo soccorso. Li trovano per strada, o sono gli stessi ragazzini a presentarsi. Spesso di notte o quando i servizi sociali sono
chiusi». E quindi dove vanno?
«Vengono accolti nelle Questure o nelle stazioni dei carabinieri, tenuti ben oltre il tempo delle procedure di identificazione e rifocillati a spese degli operanti di turno. Certo non li si può lasciare a vagare da soli per la città. Sono senza mezzi di sostentamento e non parlano la lingua. Ma in questo modo si determina un sovraccarico per le forze dell’ordine, che vengono distolte dai loro compiti istituzionali». Di quale assistenza hanno bisogno i minori?
«Molti hanno subito grossi traumi, incluso quello migratorio. A volte stanno in mare venti giorni o anche di più prima di sbarcare in Italia, e hanno disturbi comportamentali che necessitano di assistenza terapeutica immediata».
La normativa cosa prevede?
«I minori devono essere collocati in strutture di prima accoglienza che assicurino loro condizioni di vita adatte all’età, benessere e sviluppo, anche sociale. Noi al Tribunale per i minorenni dobbiamo solo ratificare le misure predisposte». La legge è adeguata?
«In astratto sì, ma in concreto non ci sono le risorse per allestire le comunità che servirebbero per ospitarli tutti. La situazione si sta complicando. Per questo, con spirito pratico, dovremmo fare di tutto perché si ricongiungano alle loro famiglie, in Italia o nei loro Paesi. Serve la collaborazione degli Stati coinvolti, in particolare l’Egitto». E qui a Milano, cosa sarebbe necessario?
«Andrebbe istituito un centro di pronto intervento che funzioni 24 ore su 24, sette giorni su sette. Dove i minori siano nutriti e accolti quando i servizi sociali non sono disponibili». Chi dovrebbe agire adesso, e facendo cosa?
«Il mio è un appello ai Comuni, oltre che al governo».