CasaPound apre la festa vietata
Il sindaco di Castano: «Li allontaniamo». Ma il raduno va. Pasticci e bugie sui permessi
Nonostante il diniego di Comune e Prefettura, trecento militanti di CasaPound ieri si sono dati appuntamento a Castano Primo. Ha così preso il via la manifestazione vietata, in una giornata ad alta tensione. Il sindaco: «Li allontaneremo». Ma non è chiaro l’iter che ha portato, in un primo momento, a dare via libera al raduno.
Era una settimana che il Comune di Castano Primo brigava, si riuniva (anche in giunta) e si confrontava intorno alla domanda: «Come si esce da questo pasticcio?».
Lunedì l’autorizzazione a CasaPound era già sospesa. Ma quando poi, giovedì mattina, l’associazione di estrema destra ha annunciato che la propria festa nazionale si sarebbe svolta là, a Castano Primo, ed è esploso il pandemonio delle proteste e dell’indignazione, il sindaco Giuseppe Pignatiello (lista civica, sostenuta sempre dal Pd) s’è trovato al centro del caos. E ha gridato allo scandalo e all’inganno: «Non sapevamo che fosse Casa Pound, lo abbiamo scoperto ora, revochiamo l’autorizzazione».
Due sono le cose: o il Comune di Castano Primo affida i propri spazi pubblici ad associazioni che non conosce, senza controlli, senza il minimo approfondimento; o, in realtà, la «scoperta» dello sbarco di Casa Pound in quel paesotto vicino Magenta non era affatto una scoperta. Il giro di equivoci, mezze verità e parziali ricostruzioni ha però contribuito ad alimentare una giornata di tensione. Tanto che, a un certo punto del pomeriggio di ieri, alcuni siti annunciavano la «marcia» di 500 agenti di polizia verso Castano. Presenze effettive, ieri sera: meno di un decimo.
La vicenda, prima di esplodere, ha comunque viaggiato per mesi sotto traccia. Questo è il retroscena della piccola commedia amministrativa che ha tenuto impegnate per un giorno questura e prefettura.
Inizia tutto l’11 maggio, quando l’associazione sportiva «La Focosa» chiede l’autorizzazione per tre giorni di eventi in una struttura comunale. La concessione arriva il 15 maggio. Poi, la richiesta per pubblico spettacolo (si faranno dei concerti) e altre documentazioni. La trafila si chiude con l’autorizzazione provvisoria: 3 agosto. La ricostruzione del sindaco (che ieri ha presentato un esposto alla Procura di Busto Arsizio) è questa: «Non ho mai incontrato prima di giovedì nessuno de La Focosa. Li hanno incontrati i miei responsabili. Avevamo dato autorizzazione a un programma sportivo, cui settimana scorsa avevamo richiesto di attenersi. Venerdì abbiamo saputo cosa stavano organizzando. È cambiato sia il soggetto (da La Focosa, a CasaPound) sia il programma (diventato politico)».
A questo punto, almeno una domanda sarebbe lecita: ma il Comune di Castano Primo concede i propri spazi pubblici senza domandarsi a chi li affida? È un’ipotesi, perché se qualcuno avesse digitato in Google il nome di Massimo Trefiletti, presidente de «La Focosa» e interlocutore del Comune, in una frazione di secondo avrebbe scoperto che si tratta del responsabile di Casa Pound in Lombardia. Ma evidentemente, nel municipio di Castano Primo, non sono avvezzi all’uso delle «moderne» tecnologie. Gianluca Iannone, leader di CasaPound: «Massimo Trefiletti, piuttosto noto presidente dell’associazione sportiva La Focosa, insieme agli altri organizzatori della festa ha incontrato più volte il sindaco Pignatiello per la trafila burocratica. Incredibile, che ora parlino di inganno».
E infatti, con lettera di lunedì 7 settembre, il Comune di Castano scriveva al solito Trefiletti che, «a fronte di indicazione della giunta comunale», con «la presente si conferma la sospensione dell’autorizzazione» risalente allo scorso agosto. Le ragioni non sono spiegate nella lettera, ma si parla di ulteriori verifiche da fare. L’impressione è che in Comune, a Castano, si siano accorti un po’ in ritardo del potenziale esplosivo della vicenda. E alla fine abbiano provato a metterci una toppa: trasformando, con la revoca dei permessi, gli ospiti in abusivi. Ma gli ospiti, a quel punto, erano già in casa.