Corriere della Sera - La Lettura

Simenon è il nostro scheletro nell’armadio

- di Antonio D’Orrico

Il lettore Francesco Centola: «Voglio parlare di Simenon senza Maigret. È il mio mito di sempre, quei paesaggi, quei canali navigati da sonnacchio­se chiatte, quelle nebbie, quello scavare nell’esistenza di gente comune dove si nasconde l’incognita del dramma latente. Mi ricorda L’Atalante, il film di Jean Vigo. Tra un Philip Roth o un grande Chatwin inserisco sempre un tranquillo Simenon». Ha ragione, nel film di Vigo ci sono le impronte di Simenon. Treccani, alla voce L’Atalante: «La fredda vicenda di una coppia di sposi si trasforma genialment­e in un inno alla vita, all’amore, al desiderio e al lavoro, sullo sfondo dei canali navigabili (Vigo aveva chiesto a Georges Simenon alcune informazio­ni dettagliat­e sulla vita lungo i canali...)». Un’altra coppia di sposi, Jean e Marthe, è protagonis­ta di La fattoria del Coup de Vague (1939, ultimo Simenon in classifica). Jean non sa nulla dei suoi genitori e vive con due zie (il poliziotto buono e quello cattivo), che hanno un allevament­o di mitili. È un bel ragazzo viziato dalle zie, uno sciupafemm­ine in sella alla sua motociclet­ta «otto cavalli, tutta cromata» (sembra la canzone di Mogol e Battisti). Un po’ come Luigi Tenco, Jean si innamora di Marthe perché non ha niente da fare e perché ha sentito dire che lei è andata a letto con «il figlio di un armatore che non si perdeva una festa paesana». A lui piace il profumo della cipria di lei. «Di che cosa sa?» chiede. «Di iris», risponde lei. Poi Marthe resta incinta, gli scheletri escono dagli armadi a farsi un giro, le megere entrano in azione e Jean si sente da grande come si sentiva da bambino quando i compagni gli tiravano un brutto tiro. Come lame di ghigliotti­na le pagine di Simenon calano sulle teste dei personaggi. Simenon è lo scheletro dell’armadio di tutti noi in servizio permanente effettivo. «Simenon mi ricorda qualcosa di Cechov» disse Faulkner. Portate via Irina Nikolaevna. Konstantin Gavrilovic si è ucciso. Chiamate il commissari­o Maigret.

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Georges Simenon (1903-1989)
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