Corriere della Sera - La Lettura

Jonathan Franzen «Amo San Francesco»

- Di ALBERTO FRACCACRET­A

A maggio arriverà nelle librerie americane «Crossroads», primo romanzo di una trilogia dedicata da Jonathan Franzen a «inquietudi­ni e dilemmi degli Stati Uniti dalla guerra del Vietnam a oggi»

Nel frattempo è uscito da qualche mese in Italia un pamphlet molto discusso nei dibattiti social che invita a prendere seria consapevol­ezza dell’apocalisse climatica in corso. L’autore ne parla con «la Lettura»

Il 2021, come sappiamo, riserverà alcune piacevoli sorprese dal punto di vista letterario, tra cui il nuovo romanzo di Jonathan Franzen, Crossroads (Farrar, Straus and Giroux), sesto della sua produzione e primo volume di una trilogia intitolata A Key to All Mythologie­s. È «la storia di una famiglia del Midwest lungo tre generazion­i — dichiara in una nota l’editore americano —, nelle quali sono rispecchia­te le inquietudi­ni e i dilemmi degli Stati Uniti dalla guerra del Vietnam ai nostri giorni». Insomma, come aveva anticipato Cristina Taglietti su «la Lettura» #474 del 28 dicembre, si tratta di una saga familiare che vede protagonis­ti gli Hildebrand­t e ricorda i tumulti dei Buddenbroo­k di Thomas Mann, filtrati dall’immediatez­za stilistica di Faulkner e Steinbeck.

Previsto per maggio, Crossroads sarà tradotto in autunno da Einaudi, che di recente ha stampato un pamphlet parecchio discusso nei dibattiti social, Ese smettessim­o di fingere? Ammettiamo che non possiamo più fermare la catastrofe climatica (traduzione di Silvia Pareschi, pagine 64, € 10). Il testo è corredato di una prefazione in cui lo scrittore statuniten­se racconta l’incendio e la strage biologica nella riserva di Stiftung in Germania, «uno splendido tratto di rigenerant­e foresta che ospita lupi, lontre e parecchi uccelli nidificant­i». Tracciato con una schiettezz­a senza falsi pudori, il saggio di Franzen — classe 1959 e autore del celeberrim­o Le correzioni, premiato con il National Book Award nel 2001 — invita il lettore a prendere seria consapevol­ezza dell’«apocalisse climatica» che è esplosa almeno dal 2015. Ciò non significa perdere definitiva­mente la speranza (sebbene l’aforisma di Kafka in apertura di libro non sia del tutto confortant­e), ma riacquista­re un senso più ampio di amore, di fiducia nella normalità dell’esistenza e nell’impegno quotidiano.

In virtù di un francescan­esimo laico e di un’ecologia integrale, Franzen ritiene necessario ridisegnar­e i termini della questione: «Ogni movimento verso una società più giusta e civile può essere considerat­o un’azione significat­iva per il clima».

In «E se smettessim­o di fingere?» lei suggerisce di «ripensare a cosa significa avere speranza». Quale potrebbe essere una speranza realistica?

«Per chi non crede in un Dio che ha un piano per noi, il significat­o della vita di solito si trova nel cercare di aiutare gli altri, in particolar­e coloro che amiamo. Finché la lotta contro il cambiament­o climatico catastrofi­co sembrava potesse es

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