Corriere della Sera - La Lettura
MECENATI PRIVATI: IL MODELLO FRANCESE
Il museo che ospita la collezione di François Pinault nel cuore di Parigi arriva quindici anni dopo l’abbandono del progetto iniziale, una struttura dedicata all’arte contemporanea che avrebbe dovuto sorgere nell’île Seguin al posto degli storici stabilimenti Renault di Boulogne-Billancourt, da tempo in disuso. Da allora i musei privati e le fondazioni d’arte si sono moltiplicati in Francia, vincendo una tradizionale resistenza dello Stato geloso delle competenze anche in ambito culturale.
Il modello anglosassone del mecenatismo privato — a beneficio della collettività e ovviamente del facoltoso collezionista — ha cominciato a diffondersi a Parigi nel 1994 con la «Fondation Cartier pour l’art contemporain» ospitata nell’edificio di vetro e acciao costruito da Jean Nouvel in boulevard Raspail. Poi c’è stata, nel 2014, l’inaugurazione della Fondation Louis Vuitton di Bernard Arnault, patron del gruppo del lusso LVMH e a sua volta grande collezionista d’arte, nella struttura concepita da Frank Gehry nel Bois de Boulogne.
Nel 2018 il finanziere Édouard Carmignac ha stabilito la sua fondazione, con opere da Botticelli a Warhol, nell’isola di Porquerolles, nel Sud della Francia. La collezionista svizzera Maja Hoffmann, della dinastia dei laboratori farmaceutici Roche, ha creato nel 2013 a Arles un centro culturale che vedrà in primavera l’inaugurazione della sua parte conclusiva, il Centro di risorse artistiche firmato da, ancora lui, Frank Gehry, già autore del celebre Guggenheim di Bilbao.
Ci sono poi la Fondation Villa Datris per la scultura contemporanea fondata da Danièle Kapel-Marcovici, a capo del gruppo Raja (imballaggi) nell’Isle-surla-Sorgue, in Provenza; l’Institut Bernard Magrez per l’arte contemporanea che il viticoltore omonimo ha creato a Bordeaux, e il Fonds Hélène & Édouard Leclerc di Landerneau (Bretagna), città natale del fondatore degli ipermercati Leclerc.