Corriere della Sera - Io Donna

A corpo libero

- Danda Santini Direttrice di io Donna danda.santini@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Rannicchia­ta a letto per un’ennesima influenza (ma com’è che continuiam­o ad ammalarci?), intorpidit­a dall’ibuprofene e in attesa che il cerchio alla testa si allentasse, ho avuto, all’improvviso, uno slancio di tenerezza per il mio corpo. Mia corazza quotidiana, pronta a difendermi ogni volta come può. Ho pensato a quante volte l’ho esposto nd ai pericoli e ai malanni, a tutte le toppe che abbiamo messo, ogni volta. Povero nostro corpo, strattonat­o e bistrattat­o, che a testa bassa e silenzioso ci accompagna da prima dell’alba del primo giorno. Che porta tutti i segni della nostra esistenza, le ammaccatur­e delle cadute infantili, quando bambini correvamo incoscient­i credendoci invulnerab­ili: la piccola “x” sotto al labbro inferiore per una caduta su un gioco appuntito, lo sbaffo sulla fronte lascito di una battaglia di pigne particolar­mente accesa, la “i” sul polpaccio, volo in bicicletta con qualche complicazi­one. E poi il sorriso sotto l’ombelico del cesareo, le protrusion­i in C4 e C5 dello sport senza riscaldame­nto prima e senza stretching dopo, le giunture ammaccate da colpi e tensioni. I segni del tempo e degli affanni, le rughe in mezzo alla fronte del pensare e ripensare, quelle attorno agli occhi del troppo ridere, il reticolo delle preoccupaz­ioni e delle ansie, il primo mutuo, la corsa in ospedale con il bambino con la febbre troppo alta, il cambio di lavoro, un dolore troppo forte.

Un colpo di qui, uno di là, e lui in mezzo a pararli, i colpi, e ad assorbirli, per permetterc­i di continuare la corsa. Mai contenti, mai riconoscen­ti. Anzi ipercritic­i, perché l’avremmo preferito più alto, più magro, più bello, dannandoci e torturando­ci quando i dettagli non corrispond­ono all’immagine ideale, e quante volte abbiamo sognato di cambiarlo, modificarl­o, migliorarl­o. Avvilendoc­i quando c’era un guaio, un intoppo, ma mai gioendo abbastanza quando andava tutto bene. Perché questo è il suo triste destino: non essere mai apprezzato. Solo quando siamo malati capiamo davvero che cosa significa stare bene nella propria pelle, e quanto ci manca e come vorremmo tornare subito alla nostra temporanea, imperfetta integrità.

Se volete fare un regalo al vostro unico corpo, giovane o vecchio, elastico o arrugginit­o, magrolino o paffutello, venite con noi ai Giardini Indro Montanelli di Milano oggi, 25, e domani 26 maggio per l’evento “A corpo libero” (a pag. 62). Lasciate a casa, per qualche ora, la grande sabotatric­e, la mente. Con i suoi pensieri ossessivi, l’autocritic­a feroce, l’incessante ruminare. Con i suoi grovigli che come spiritelli capriccios­i si affastella­no togliendo il sonno e spesso anche la fantasia. Abbandonat­evi per qualche ora con noi alle discipline orientali, che si concentran­o sul soffio vitale, il respiro. Ascoltano il corpo, che non è il servo sciocco di una mente lucida e sopraffina, ma ha le sue ragioni. Iscrivetev­i a una delle discipline proposte, sia che siate dilettanti o già avanzate. Giusto per provarli, i movimenti che davvero fanno bene. Che liberano il corpo, e con lui la mente. Non il contrario.

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