Corriere della Sera - Io Donna

tutto il mondo in un clic

Obiettivo: scoprire il mondo attraverso le foto postate su Instagram. Ma il fallimento è in agguato. Da New York a Melbourne alla Corea GLI STESSI SELFIE: cappuccini, tramonti e gattini. Perché, almeno dietro all’obiettivo, siamo tutti uguali...

- di Greta Sclaunich

I l mio giro del mondo su Instagram comincia con una fetta di torta al cioccolato e una tazzina di caffè di una nota marca italiana. No, non sono partita dal bar sotto casa. La prima destinazio­ne che ho scelto per questo viaggio tecnologic­o fra le immagini pubblicate sul social fotografic­o è Zestaponi, la capitale della regione georgiana dell’Imerezia. Conta 25mila abitanti, una serie di industrie di epoca sovietica in parte dismesse e un chiosco dove i miei amici georgiani si fermavano a bere il caffè quando andavano dalla capitale Tbilisi a Batumi, località turistica alla moda sul Mar Nero. Me lo ricordo bene, quel chiosco: durante un viaggio ci avevano portato anche me. E ricordo anche la battuta ironica di un’amica georgiana: «Che cool, la sosta caffè a Zestaponi». Qualche anno dopo, e grazie al boom di Instagram che conta oltre 500 milioni di utenti in tutto il mondo, lo è diventata davvero. L’ho scoperto sfogliando le foto che appaiono cercando il centro nel motore di ricerca interno al social: tanti selfie, paesaggi innevati, caffè e cappuccini. Se non fosse per qualche scatto di pile di kachapuri (una sorta di focaccia ripiena di formaggio, piatto tipico locale) si potrebbe essere ovunque. Me

n’ero accorta già tempo prima “spiando” gli scatti postati a Novosibirs­k, città della Siberia: anche qui tanti selfie, frappuccin­i, sushi, fette di torta, piatti gourmet fotografat­i dall’alto, manicure perfette, pancake. Speravo di trovare frammenti di vite diverse dalla mia, ho visto soprattutt­o le stesse cose che postiamo io e i miei amici: selfie, piatti inquadrati dall’alto, foto di persone sorridenti davanti allo specchio della palestra, mazzi di fiori, tramonti e cieli blu. L’unica differenza? Sommari e hashtag in cirillico.

Le tendenze però sono le stesse, che gli scatti arrivino da Milano, Parigi, New York o dalla Siberia. Forse perché ci piace mostrare (e guardare) una vita da sogno. Che poi si declina sempre allo stesso modo: bei posti, buon cibo, sorrisi e vestiti nuovi. La versione low cost e a portata di tutti della vita di lusso dei “Rich Kids of Instagram”, i giovani multimilio­nari che proprio su Instagram raccontano da anni (e fra le polemiche) il loro quotidiano fatto di jet privati, feste in piscina, gioielli nuovi e fiumi di champagne. A Pyongyang, la capitale della Corea del Nord, mancano i sorrisi e i vestiti nuovi, ma i bei paesaggi e il buon cibo ci sono: le foto, pubblicate in gran parte dai turisti, della vita quotidiana del Paese retto dal dittatore Kim Jong-un mostrano soprattutt­o monumenti e piatti tipici (inquadrati, com’è di prassi sul social, dall’alto). A proposito di cibo: se dovessimo farci un’idea del mondo attraverso Instagram, la patria mondiale della pizza più che Napoli sarebbe Chicago. Qui spopolano delle strane torte ripiene di mozzarella e ricoperte di pomodoro che farebbero inorridire i nostri pizzaioli, ma sul social fanno il pieno di like. Un po’ come il sushi in Italia: a scorrere le foto pubblicate nelle nostre città sembra quasi che il piatto giapponese compaia più spesso dei nostrani spaghetti. Mentre in Giappone trovo soprattutt­o gelati, dolcetti, i soliti

6nica Eișerenza Tommari e haThtaH in linHue Ttraniere. 1er il Retto, le tenEenze sono le stesse: ci piace moTtrare una vita Ea ToHno

Qcaffè con panna. Proprio come a Villesse, il paese in provincia di Gorizia dove sono nata e cresciuta: grazie alla recente apertura di un grande centro commercial­e di foto ce ne sono parecchie, ma riguardano soprattutt­o selfie di ragazzi che fanno shopping o mangiano i soliti dolcetti, gelati, pancake. Il mio paese, poi, sembra intrappola­to in un Natale perenne dato che tra le foto, spunta sempre lo stesso enorme albero tutto fatto di peluche montato per le Feste dell’anno scorso (e molto apprezzato, almeno stando a Instagram). A prima vista, il Somaliland sembra diverso. Ma dopo qualche scatto del deserto e delle donne negli abiti tradiziona­li ecco di nuovo i soliti temi: selfie, torte di compleanno, piatti tipici inquadrati dall’alto. Però, a ben guardare, qualche differenza c’è. Al posto del caffè ci sono soprattutt­o tè e i selfie riguardano quasi solo uomini. uelli dell’Isola di Pasqua, invece, hanno per protagonis­ti soprattutt­o i turisti. Forse, nell’isola al largo delle coste del Cile, la cucina tipica non rende molto bene in foto dato che su Instagram al posto dei piatti inquadrati dall’alto compaiono invece tante foto di paesaggi e di fiori. Chissà come vivono gli abitanti - questo, dalle foto, non riesco a capirlo. Come non riesco a capire cosa si possa fare di interessan­te quando si visita Melbourne, a parte fotografar­e opere di street art e mangiare enormi piatti di patatine fritte. Fortuna che il parco naturale Ulum, dove si trova il massiccio dell’Ayers Rock, non serve ai turisti né frappuccin­i né pizze. Mi stavo quasi illudendo di aver trovato un luogo immune dai soliti cliché - qui vedo soprattutt­o foto di paesaggi, anche i selfie scarseggia­no - quando ne scopro uno nuovo: il bicchiere di champagne per un brindisi speciale davanti alla montagna. Le mode da “Rich kids of Instagram” sono arrivate anche qui.

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A destra, street art a Melbourne, Australia. Sotto, Tel e a 1ZonHZanH davanti al murale del dittatore coreano Kim +onH un. 5utte le immaHini Eel Tervizio Tono tratte Ea *nTtaHram.

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