Corriere della Sera - Io Donna

SONO SAUDITA E VOGLIO LA LIBERTÀ (NON LA VOSTRA)

Una fotografa racconta con le immagini il faticoso cammino delle donne del suo Paese verso l’emancipazi­one. Tra passi in avanti - nell’istruzione e nel lavoro - assurdi divieti ( LA PATENTE) e discrimina­zioni, cercano un equilibrio. Ma l’Occidente non è i

- di Viviana Mazza

È ancora proibito alle ragazze viaggiare, lavorare, studiare all’estero o essere curate senza il consenso di un “guardiano”, il parente maschio più prossimo

A17 anni si è sposata, a 21 era madre di due figlie. A 27 ha divorziato, in Arabia Saudita. È da questa esperienza che nasce il progetto fotografic­o di Tasneem Alsultan Saudi Tales of Love, in mostra dall’8 aprile a Firenze per il festival Middle East Now: immortalar­e storie d’amore e di divorzio, in uno dei Paesi più conservato­ri e chiusi al mondo. Alsultan ha dato a lungo la colpa ai genitori per aver lasciato che si sposasse così giovane; loro replicavan­o di non averla mai incoraggia­ta a farlo e di essersi opposti al divorzio solo per il bene delle bambine. È stato il suo lavoro di fotografa di nozze ad aprirle gli occhi. Assistendo a decine di sfarzose cerimonie segregate (uomini e donne festeggian­o separatame­nte), spesso combinate, ha cominciato a riflettere sulle aspettativ­e della società nei confronti delle donne: «Quando finisci le superiori, la gente ti chiede quando ti fidanzerai. Appena trovi marito, ti domandano quando avrai un figlio. È come se l’uomo che sposi e quello che metti al mondo fossero l’unica ragione della tua esistenza» le dice una stilista di Riad. Il divorzio è visto ancora da alcuni come un tabù: a Tasneem fu detto da un parente che disonorava le sorelle e le figlie, e che nessuno le avrebbe più volute. Il progetto si apre con l’immagine del diario segreto che scriveva da ragazzina: «Pagine piene di rabbia adolescenz­iale contro mia madre. Per scappare da lei, mi sono gettata nelle braccia di un uomo che neanche conoscevo». Più del diritto a guidare l’auto - che le saudite, uniche al mondo, si vedono negare - quel che è difficile sopportare per molte donne è il fatto che è proibito loro viaggiare, lavorare e studiare all’estero, e persino essere curate in ospedale senza il consenso di un “guardiano”. Dalla nascita alla morte, sono sotto la responsabi­lità del parente maschio più prossimo, che può essere anche un adolescent­e: i ragazzi infatti vengono trattati come adulti a partire dalla

pubertà, le donne da eterne minorenni. «Sono sposata da 64 anni. Ho cresciuto sei maschi e tre femmine. Ho 30 nipoti. Ma fuori casa, il mio nipotino più piccolo è più autorevole di me» dice una donna di Riad. Un’altra, di nome Mai, ha sposato l’uomo che amava, ma poi lui è morto. «Anche mio padre non c’è più. Aspetto che mio figlio compia 16 anni perché possa diventare il mio guardiano. Fino ad allora mio cognato, che non ho mai incontrato, deciderà per me».

Porre fine al matrimonio è facile per un uomo: gli basta dire “divorzio da te”, mentre la donna deve andare in tribunale, e avere una buona ragione. I figli vengono spesso affidati al padre. «Vedo mia figlia solo due notti al mese» racconta Ohoud, di Riad. «Le madri divorziate non ottengono nulla, né il denaro, né i figli». Qualche storia a lieto fine c’è. Hisham, attore, ha conosciuto su Twitter Raneen, gallerista, entrambi sono divorziati: «Pensavamo al matrimonio come un dovere. Solo dopo aver smesso di cercare, ci siamo trovati». I social media, ci spiega Alsultan, consentono di superare le barriere di una società segregata. La poligamia è legale, ma lei dice di non conosce- re nessuno che la pratichi. Tutte le testimonia­nze rivelano la difficoltà di essere donne in Arabia Saudita, ma la fotografa rivendica anche le conquiste. «La generazion­e di mia madre è stata la prima a ricevere un’istruzione. Lei insegna all’università, le sue amiche sono medici, ingegneri, avvocati. E intanto hanno cresciuto i figli. Le donne saudite subiscono pressioni legali, sociali, religiose inimmagina­bili, ma hanno pari opportunit­à in settori come medicina, istruzione e ingegneria. Re Abdullah, il precedente sovrano, ha creato nuovi spazi di occupazion­e, più università e anche borse di studio per l’estero». La recente nomina di donne alla guida della Borsa di Riad e di due grosse banche conferma che il cammino non è bloccato, e il trentenne vice-erede al trono Mohammed Bin Salman promette nuove libertà (qualcuno vocifera che arriverà anche quella di guidare). Ma la creazione di un organismo per aiutare le ragazze a trovare lavoro è stata derisa, poiché a presentarl­o c’erano solo uomini. E una sociologa di Riad nota che le restrizion­i spingono un migliaio di saudite l’anno a lasciare il Paese: studiano in Occidente e rimandano il ritorno oppure sposano chiunque le conduca altrove.

Tasneem ha fatto la scelta opposta: nata in Arizona, è tornata in Arabia Saudita, dove ha frequentat­o l’università. Sostiene che le saudite non vogliono «la libertà delle occidental­i»; il modello sono «le nostre vicine in Kuwait e Bahrein». Quando va in Bahrein in auto col padre, passato il confine è lei che si mette alla guida, e la cosa (per ora) fa ridere le figlie di 10 e 11 anni, Sura e Yara. «Mamma, non vogliamo sposarci, ma solo avere dei figli, come te» le dicono. «Voglio che seguano i loro sogni» confessa la fotografa. «Se sposarsi le renderà più felici, saranno loro a deciderlo. La mia generazion­e è stata la prima a partecipar­e alle Olimpiadi. Forse quella delle mie figlie diventerà pienamente consapevol­e di poter raggiunger­e i propri obiettivi puntando sulla forza, l’intelligen­za e l’indipenden­za».

Il modello che seguono le saudite non sono le occidental­i, ma le “vicine” di Kuwait e Bahrein. Forse ci vorrà ancora un generazion­e, ora chi può se ne va (e lo fanno mille ogni anno)

 ??  ?? Dall’alto: se l’Arabia Saudita resta l’unico Paese al mondo dove le donne non possono guidare un’auto, tanto vale arrangiars­i come fanno queste due bambine, con lo skate; la fashion designer Nasiba, a Jeddah, DPO JM  HMJP MB TVC 0VIPPE TJ JNNFSHF OFMMF...
Dall’alto: se l’Arabia Saudita resta l’unico Paese al mondo dove le donne non possono guidare un’auto, tanto vale arrangiars­i come fanno queste due bambine, con lo skate; la fashion designer Nasiba, a Jeddah, DPO JM HMJP MB TVC 0VIPPE TJ JNNFSHF OFMMF...
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 ?? foto di Tasneem Alsultan ?? Sopra, Ghadeer, wedding planner: ha 70 dipendenti, tutti maschi. E si sente sposata solo con il lavoro. Nell’altra pagina: in alto, Jokes, voleva una Bmw, ma il papà le ha regalato un cavallo; sotto, nozze saudite in Bahrein.
foto di Tasneem Alsultan Sopra, Ghadeer, wedding planner: ha 70 dipendenti, tutti maschi. E si sente sposata solo con il lavoro. Nell’altra pagina: in alto, Jokes, voleva una Bmw, ma il papà le ha regalato un cavallo; sotto, nozze saudite in Bahrein.
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Per Norah, stilista di Riad, sembra che nel suo Paese le uniche ragioni di vita di una donna siano l’uomo che sposa e quello che metterà al mondo.

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