Silvia Romano, i versetti del Corano per rispondere agli amici
L’ex volontaria pubblica la «Sura» nella sua pagina Facebook. Proseguono le indagini sulla onlus Africa Milele
«Non sono certo uguali la cattiva (azione) e quella buona. Respingi la prima con qualcosa che sia migliore: colui dal quale ti divideva l’inimicizia, diventerà un amico affettuoso. Ma ricevono questa (facoltà) solo coloro che pazientemente perseverano; ciò accade solo a chi già possiede un dono immenso». Per rispondere al messaggio (giustamente privato) di una sua amica d’infanzia, Silvia Romano ha citato in un post su Facebook il capitolo «Esposti chiaramente» del Corano. La ragazza ha studiato il testo sacro per un anno e mezzo durante la prigionia, avendo a disposizione solo quello come libro. È arrivata a sapere interi versetti a memoria. Sulla sua conversione sono state dette molte cose, c’è chi l’ha letta come un modo intimo per dare un senso a ciò che le stava capitando, e chi invece ha avanzato pesantissimi dubbi sulla libertà di scelta in una situazione drammatica come il sequestro a opera di criminali. Lei, sul web, ha ora scelto di citare il libro sacro. E adesso che ha iniziato a tornare (almeno virtualmente) tra i giovani attraverso i social, insiste su un punto: invita ad «usare la bontà contro la cattiveria».
Nei giorni scorsi la cooperante, sempre su Facebook, ha anche ringraziato le autrici di due riflessioni sul suo caso: la prima era della mediatrice culturale e artista Latifa Benharara («L’unico velo da contrastare è quello dell’ignoranza»), l’altra scritta in inglese e pubblicata sul blog Security praxis («Benvenuta a casa, nella tana del leone»).
Già a tre giorni dal rientro a Milano, dopo essere stata travolta da una campagna di odio social, Silvia aveva scritto un primo messaggio: non si curava degli hater che pure avrebbero intimorito chiunque. Guardava a tutti gli altri e li ringraziava per l’affetto ricevuto, invece. «Non arrabbiatevi per difendermi, il peggio per me è passato», tranquillizzava loro. Nel post faceva riferimento anche al velo e al jilbab verde che aveva voluto tenere indosso per il giorno del rientro in Italia: «Non vedevo l’ora di scendere da quell’aereo perché per me contava solo riabbracciare le persone più importanti della mia vita, sentirne il calore e dire loro quanto le amassi, nonostante il mio vestito». E ancora: «Sono felice perché ho ritrovato i miei cari ancora in piedi, grazie a Dio, nonostante il loro grande dolore (…) Godiamoci questo momento insieme».
Dopo 535 giorni nelle mani dei terroristi islamici di alShabaab
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La frase La cattiva e la buona azione non sono certo uguali Respingi la prima: colui dal quale ti divideva l’inimicizia, diventerà un amico affettuoso
(Silvia Romano è stata rapita a Chackama, in Kenya, il 20 novembre 2018 e salvata in Somalia lo scorso 9 maggio), è lei che rassicura gli altri. Avrà la libertà e il tempo per costruirsi una vita e scegliere chi diventare.
Intanto, su vari fronti, continua l’inchiesta. Gli inquirenti stanno passando al setaccio il materiale sulla onlus Africa Milele per cui Silvia faceva la volontaria in Africa e stringono il cerchio per individuare gli hater che hanno provato a rovinare (senza riuscirci) il rientro della cooperante.