Chiappani nominato a Bergamo
Dopo l’amarezza la rivincita. Escluso dalla corsa per il posto di procuratore capo della Repubblica a Brescia («escluso» dalla selezione un paio di mesi fa) ecco la nomina per un posto di vertice, a soli cinquanta chilometri da Brescia. La quinta commissione del Csm — deputata al conferimento degli uffici direttivi e semi direttivi — ha proposto all’unanimità Antonio Chiappani, attualmente procuratore capo a Lecco, alla guida della procura di Bergamo, vacante dallo scorso aprile, dopo la prematura scomparsa di Walter Mapelli. Classe 1953, nato e cresciuto a Orzinuovi, Chiappani ha passato quasi 30 anni negli uffici giudiziari bresciani da sostituto lavorando otto anni nell’antimafia.
Dopo l’amarezza, la rivincita. Nemmeno il tempo di «digerire» l’esclusione alla corsa per il posto da procuratore capo della Repubblica a Brescia («escluso» dalla selezione un paio di mesi fa) che ecco il nuovo incarico, di vertice. La quinta commissione del Csm — deputata al conferimento degli uffici direttivi e semi direttivi — ha proposto all’unanimità il nome di Antonio Chiappani, attualmente procuratore capo a Lecco, alla guida della procura di Bergamo, vacante dallo scorso aprile, a causa della prematura scomparsa di Walter Mapelli.
Classe 1953, nato e cresciuto a Orzinuovi, Chiappani ha passato quasi trent’anni negli uffici giudiziari bresciani da sostituto lavorando otto anni nell’antimafia e altrettanti all’antiterrorismo con una parentesi ai reati economici. Fino al suo trasferimento a Lecco, nel 2014.
Lui sorride, come sempre. «Questo nuovo incarico a Bergamo è un onore, ma pure un onere non indifferente: un grande impegno, dal momento in cui devo succedere a un uomo come Walter Mapelli, stimatissimo e ben voluto». Bergamo per la verità la conosce già, vista la competenza distrettuale della Dda e dell’antiterrorismo di Brescia. «Peraltro alcuni dei miei uditori ora lavorano negli uffici bergamaschi, e conosco bene anche il procuratore aggiunto. È un ambiente sano, nel quale so si lavora molto». Ma non sarà certo la fatica a preoccupare un magistrato di lungo corso come lui. Alla fine, «è un incarico che si concretizza nel segno della continuità» e che a grandi linee dovrebbe diventare effettivo in primavera. Dopo il via libera formale del plenum del Csm.