IL TURISMO E I DATI MANCANTI
Siamo a fine giugno, fa tanto caldo e hotel, campeggi, bed and breakfast della nostra provincia sono pieni di turisti. Eppure nessuno sa quante siano state le presenze nelle strutture del Bresciano nel 2018. È un poco come se la Fiat (pardon Fca) a metà dell’anno successivo non avesse i dati delle vendite dell’anno precedente. Impensabile vero? Sembra che nessuno si ponga il problema dell’assenza di dati certi per quello che è il settore più importante della nostra provincia: 5.400 strutture turistiche, 10 milioni e mezzo di presenze nel 2017. Nel 2018 non si sa. Chi va sul sito della Provincia trova questo messaggio: «I dati provvisori 2018 non sono disponibili a seguito dell’attivazione del nuovo programma di rilevazione statistica Turismo5 introdotto da Regione Lombardia ad oggi ancora in fase di perfezionamento». Cosa c’è dietro? Una storia tutta italiana. Fino al 2018 le presenze venivano rilevate dalla Provincia, i dati erano diffusi intorno a metà aprile. Nessuno in realtà poteva certificare che fossero totalmente veritieri: le sanzioni per omessa o non completa dichiarazione di fatto non esistevano. E si sa, quando non ci sono controlli adeguati… Dato, quello della evidente non totale veridicità, che è apparso chiaro quando alcuni Comuni hanno cominciato ad applicare la tassa di soggiorno: che mostrava (anche se non totalmente sovrapponibile per ragioni tecniche) palesi difformità nelle dichiarazioni.
Poi dall’anno passato Regione Lombardia ha centralizzato la raccolta attraverso una piattaforma, «Turismo 5» appunto, che ha grandissime potenzialità ma evidentemente qualche oggettiva difficoltà di applicazione. Ma a cosa servono, aldilà delle legittima curiosità di operatori privati ed amministratori pubblici? Ad esempio se i numeri (tempestivi) certificano una flessione dei turisti olandesi, si possono mettere in atto politiche di promozione specifiche per quei mercati. Insomma impostare, come per ogni altra attività economica, adeguate politiche «industriali» e di promozione. Purtroppo il turismo viene trattato come un’attività di serie B. Basta aver fatto qualche vacanza per dare diritto ad un’improbabile expertise su una materia che invece è complessa. Bisogna studiare il turismo, fare esperienze sul campo sia a livello pubblico che privato, confrontare le migliori pratiche. E poi se ne potrà parlare con cognizione di causa, magari disponendo di dati tempestivi.